Bologna, 17 giugno 2022 - Bologna si conferma una delle città più care d’Italia. A stilare la classifica, basata sui dati Istat diffusi appena ieri, è l’Unione consumatori, che mette la nostra città sul terzo gradino del podio, con un aumento dei prezzi pari al +7,9 per cento.
Il che significa, per una famiglia tipo, una spesa supplementare annua di 1.971 euro. Bologna è ’battuta’ solo da Bolzano (+9,1 per cento d’inflazione, pari a rincari per 2.419 euro annui a famiglia) e da Trento (+9 per cento, 2.355 euro in più a nucleo), ma è davanti, per dire, a Milano (in sesta posizione, con +6,8 per cento d’inflazione, pari a +1.846 euro).
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La stangata, insomma, è servita. E, visto lo scenario internazionale, con una guerra in Ucraina la cui soluzione sembra ancora lontana, e il recente taglio annunciato da Gazprom alle forniture di gas per Eni e per l’Italia, c’è da credere che la situazione possa peggiorare nel breve-medio periodo.
Il quadro non cambia se si prendono le varie categorie merceologiche come le ha organizzate l’Istat nel suo report. Qui è possibile vedere come sono cambiati i prezzi nell’ultimo anno sotto le Due Torri.
In cima ai rincari c’è – è piuttosto scontato – la bolletta dell’energia e i prezzi dei carburanti alla pompa (che, ormai, quasi dovunque hanno superato i 2 euro al litro per la verde e , a volte, anche per il diesel): da maggio 2021, l’aumento è stato del 67,9 per cento. Un salasso a cui praticamente nessuno si è potuto sottrarre e che si ripercuote sulla filiera dei trasporti e, in ultimo, sul valore delle merci al consumatore. Non è un caso che, tra i maggiori aumenti, ci siano i servizi di trasporto per persone (+12,7 per cento) e le spese di esercizio per gli stessi mezzi (+12,9 per cento).
A cascata, anche i prodotti alimentari sono saliti, con un +7,2 per cento che si può toccare con mano in qualsiasi mercato (super o meno), acquistando frutta, verdura, pane e pasta, beni primari investiti in pieno nella bufera dei prezzi. Anche le bevande analcoliche segnano un +4,5 per cento, mentre quelle alcoliche si fermano al +1%. Stazionari i tabacchi (+0,2 per cento).
Una bella impennata anche per mobili, arredi e tappeti, che costano il 12,3 per cento in più di 365 giorni fa.
Lo shopping, del resto, non può scappare all’ondata di rincari: le calzature costano il 4,4 per cento in più, mentre i vestiti aumentano del 4,2 per cento. Elettrodomestici e apparecchi per la casa salgono del 3,1 per cento, mentre i beni e servizi per la cura della persona aumentano complessivamente dell’1,9 per cento. Cristalleria, stoviglie e utensili domestici aumentano del 6,4 per cento, l’attrezzatura per il giardino del 7,8 per cento.
Costa di più anche andare a mangiare fuori: i servizi di ristorazione crescono del 4,8 per cento, mentre le sistemazioni di alloggio si impennano addirittura del 28,9 per cento. Va considerato anche che il confronto è con il pieno periodo Covid del maggio 2021, dove alcune voci, specie quelle legate alle vacanze avevano probabilmente subito un arretramento.
Ma insomma, c’è qualcosa che è calato? Poco, viene da dire, ma qualcosa, spulciando il report Istat (che, lo ricordiamo, è sempre una media) c’è. I servizi per l’educazione, ad esempio, sono calati del 2,4 per cento (istruzione secondaria) e universitaria (-3,4 per cento). Anche gli smartphone e gli apparecchi informatici calano del 6,6 per cento (ma questo è un trend che, visto il continuo cambiare delle proposte, è in atto da tempo), mentre i pacchetti vacanza subiscono una flessione del 3,3 per cento, forse perché le abitudini col Covid sono leggermente cambiate.