ANDREA ZANCHI
Economia

Bologna e il G7 della scienza, Bernini: "Intelligenza artificiale al nostro servizio, dobbiamo governarla"

La ministra di Università e ricerca presiederà il meeting ministeriale. "Dalla medicina alla sostenibilità, così migliora la qualità della vita". Oggi l’arrivo delle delegazioni, domani il via dei lavori al Tecnopolo

Anna Maria Bernini, ministro dell’Università e della ricerca: suo il discorso di apertura del G7 della Scienza mercoledì 10 luglio

Anna Maria Bernini, ministro dell’Università e della ricerca: suo il discorso di apertura del G7 della Scienza mercoledì 10 luglio

Bologna, 9 luglio 2024 – “Mettere gli algoritmi al nostro servizio”, per “migliorare la qualità della vita”, anche con la scoperta di nuovi farmaci, medicine e antibiotici: è l’obiettivo indicato da Anna Maria Bernini, ministro dell’Università e della ricerca, in vista della riunione del G7 su ricerca scientifica e innovazione tecnologica a Bologna e Forlì, da oggi a giovedì.

In giornata l’arrivo delle delegazioni di Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Germania, Francia e Giappone. Al summit anche l’Ue, rappresentata dai presidenti di consiglio e commissione.

Il G7 entrerà nel vivo da domani (ore 9.30) con il discorso di apertura della presidenza italiana da parte della ministra.

Location il Tecnopolo di Bologna, centro di eccellenza a livello internazionale.

"L’intelligenza artificiale è già in mezzo a noi”, la premessa di Bernini, che aggiunge: “Dobbiamo non subirla, ma governarla, ed è questo l’obiettivo del G7, non a caso ospitato a Bologna, dove è nata l’Università più antica al mondo, nel 1088”.

L’agenda dei lavori sarà suddivisa in sessioni (tre domani, due giovedì) su temi prioritari: sicurezza e integrità della ricerca scientifica, scienza aperta e comunicazione scientifica; grandi infrastrutture di ricerca; ricerca su tecnologie nuove ed emergenti, energia nucleare e spazio; cooperazione con l’Africa nei settori della ricerca e dell’innovazione; protezione dei mari e dell’oceano e della loro biodiversità.

All’inizio di alcune sessioni è previsto l’intervento di una personalità di spicco: i tre relatori saranno Maria Leptin, presidente European Research Council; Fabiola Gianotti, direttore generale del Cern di Ginevra, e Tzhilidzi Marwala, sottosegretario generale delle Nazioni Unite.

Al focus sulla cooperazione con l’Africa saranno presenti anche l’Unione Africana e l’Unesco.

Domani è prevista una visita al Supercomputer Leonardo e dalle 19, a Forlì, i ministri assisteranno al concerto dell’Orchestra sinfonica dei conservatori italiani, all’abbazia di San Mercuriale. Giovedì, a margine del meeting, si terrà la "Conference on Mediterranean and Atlantic Ocean Health and Coastal Resilience”.

Anna Maria Bernini, ministro dell’Università e della ricerca, spesso si rimprovera all’Italia di essere indietro nella ricerca e di dedicarle pochi fondi: questo G7 può rappresentare un punto di svolta per il nostro Paese?

"Abbiamo già voltato pagina. Sono stati investiti 11 miliardi e con il Pnrr abbiamo dato vita a cinque centri di ricerca nazionale su temi che impattano direttamente sulle nostre vite. La sfida ora è di mantenere l’impegno dopo il 2026, attraendo investimenti privati, anche dall’estero. Il G7 rafforzerà questa svolta. Non ci fermiamo a dichiarazioni di principio. Abbiamo un’agenda stringente, dalla sicurezza della ricerca alle tecnologie emergenti. Si consoliderà una collaborazione che interesserà anche protagonisti extra G7 come l’Africa".

Ogni discorso sulla tecnologia non può fare a meno di una riflessione sul ruolo dell’intelligenza artificiale: come sarà affrontato questo aspetto nelle sessioni di lavoro?

"L’intelligenza artificiale è una risorsa formidabile che fa crescere l’economia e migliora la qualità della vita in quasi tutti i campi, dalla sanità ai trasporti fino alle comunicazioni. Pensiamo alle auto o agli smartphone. L’IA ne è già parte integrante. Ma è cruciale tenere l’uomo e le sue esigenze al centro di questa rivoluzione. Quindi è bene ci siano regole che ci permettano di governare questo cambiamento. Non si può prescindere da un’intesa che sia garanzia per tutti, è questa la sfida che vogliamo affrontare".

Che ruolo può avere, per i Paesi occidentali, il rapporto con l’Africa nello sviluppare la tecnologia e la ricerca? E in quali nuovi ambiti?

"Un ruolo decisivo, e non penso solo alle ’terre rare’. Consideriamo le scienze mediche: fare formazione in realtà sanitarie estreme significa fare formazione più completa. La tecnologia per contrastare la desertificazione sarà utile anche a noi. Pensiamo all’acqua del mare desalinizzata: finora il limite è stato il costo, presto non sarà più così. Col Piano Mattei stiamo lavorando ‘con’ e non ‘per’ l’Africa. Un cambio di paradigma decisivo che porterà benefici condivisi".

Una sessione di lavoro è dedicata a protezione dei mari e biodiversità: come la tecnologia potrà salvare questi habitat naturali e aiutarci a gestire il cambiamento climatico?

"Il 70% della superficie del nostro pianeta è fatta di acqua. Disciplinare lo sfruttamento dei mari è un dovere. Siamo già avviati alla navigazione sostenibile senza carburanti fossili. Si ragiona poi su giganteschi parchi naturali negli Oceani. Nell’ultimo giorno del G7 terremo la Conferenza sui mari. È una sfida epocale, dove la blue economy sarà la sintesi sviluppo e sostenibilità. Su proposta del Mur, l’Italia coordinerà la messa a punto di una ‘light house’ sul disinquinamento del Mediterraneo".

Bologna e l’Emilia-Romagna sono all’avanguardia in Italia negli ambiti della ricerca e dell’innovazione tecnologica: che cosa possono dare al Paese e cosa possono invece imparare dalle altre realtà nazionali?

"Il Tecnopolo ospita Leonardo, uno dei principali supercalcolatori al mondo, perché il Mur ci ha investito fortemente e stiamo già pianificando i prossimi upgrade. Un’eccellenza al servizio della pubblica amministrazione, degli enti di ricerca, delle Università e delle imprese, per sviluppare nuovi prodotti e servizi sempre più innovativi. E sono qui anche il Centro europeo per le previsioni meteo a medio termine e abbiamo voluto anche l’università dell’Onu per l’intelligenza artificiale e i big data. Un ecosistema della conoscenza per cercare di dare risposte più efficienti ai problemi quotidiani e alle grandi sfide del futuro".