Bologna, 3 gennaio 2019 - Dopo e-mail ed e-commerce, anche a Bologna è scoccata l’ora della e-fattura, la fattura elettronica. Dal giorno di Capodanno, infatti, in tutta Italia la fatturazione elettronica è divenuta obbligo anche per le prestazioni fra privato e privato, oltre che per chi lavora con la pubblica amministrazione, e c’è chi, tra i commercianti, già evidenzia le criticità di una misura che potrebbe pesare tanto sui clienti quanto sui piccoli imprenditori. I disagi paventati, del resto, spaziano dalla difficoltà di adeguarsi dal punto di vista tecnologico all’emissione tramite smartphone, pc o tablet, al bisogno di utilizzare sistemi troppo complessi per chi ha una certa anzianità di servizio, come la Pec e un software dedicato. E le rimostranze includono la mancanza di un maggiore preavviso e di una maggiore gradualità nell’applicazione del provvedimento.
A farsi portavoce delle lamentele connesse a una rivoluzione che, in positivo, pone le informazioni relative alle operazioni dei detentori di partita Iva a disposizione dell’Agenzia delle Entrate, in tempo reale, sono le associazioni di commercianti e piccoli imprenditori, che comunque si riservano di valutare ancora più attentamente gli effetti delle novità sul medio e lungo periodo.
«Sono più di sei mesi che lavoriamo sulla questione – spiega Stefano Giorgi, direttore di Cedascom, la società di servizi di Confcommercio Ascom –; dopo una prima fase di diffuso scoramento affrontata tramite seminari e convegni che ha coinvolto 1.400 aziende tra associati e non, ora in molti sembrano essersi messi al passo». Questo nonostante quello che Giorgi definisce «un sostanziale appesantimento burocratico per chi lavora con noi, che si poteva certamente attuare in modo più graduale».
Se infatti è vero che i titolari di partita Iva in regime di minimi e in regime forfettario, come i piccoli produttori agricoli, restano esclusi dall’obbligo di emissione (ma non di ricezione in fase di acquisto) delle e-fatture, e se è altrettanto vero che per i primi sei mesi le sanzioni saranno piuttosto soft, resta il fatto che, come afferma il direttore di Cna Bologna Claudio Pazzaglia, «si parla, nei fatti, di un percorso che deve tenere conto di quanto approvato in extremis lo scorso 31 dicembre».
Di nuovo il tema dello scarso preavviso, dunque, ma pure, per Pazzaglia, quello di un possibile impatto a livello occupazionale, legato a una semplificazione delle procedure che, nel contesto del lavoro dipendente, «potrebbe mettere a rischio diverse posizioni». Amilcare Renzi, segretario metropolitano di Confartigianato Assimprese, parla di «preoccupazione ma non certo panico, anche perché le 30 assemblee informative che abbiamo organizzato sono state prese d’assalto, in questi ultimi mesi, da almeno tremila imprenditori».
La voce più piccata è quella di Loreno Rossi, direttore provinciale di Confesercenti: «Sono preoccupato per le sorti dei piccoli soggetti e delle attività condotte da titolari anziani». Rossi è impegnato fin dal primo momento nella richiesta di tolleranza «per le imprese meno strutturate» e in quella, disattesa, «di un anno in più di tempo per mettersi in linea».