Bologna, 5 ottobre 2022 - Le imprese si preparano a un autunno caldo. Il quadro, causa caro-bollette, non è dei più incoraggianti e già arrivano i primi segnali. Cassa integrazione legata all’aumento dell’energia, redistribuzione dei turni di lavoro, scenari che vedono il rischio di delocalizzazione per le imprese. In un contesto in cui la gente scende in piazza a bruciare le bollette e Confcooperative nazionale stima in Italia 3 milioni di posti a rischio per via del gas e della luce ormai fuori controllo, suona l’allarme anche nel nostro territorio. La situazione – dicono i sindacati – è ancora sotto controllo per i nostri gioielli dell’automotive e del packaging, ma finite le commesse, nel 2023 le previsioni sono piene di nuvole. E pure i buoni benzina di 200 euro e i buoni spesa da 600, concessi dai vari decreti Aiuti, le aziende stanno tardando a concederli ai lavoratori che, tra caro bollette, contratti da rinnovare e inflazione, hanno salari sempre più bassi.
Il caro bollette piega le aziende, in Romagna una su dieci rischia di chiudere
"I dati di fine settembre – dice Michele Bulgarelli, segretario generale della Fiom-Cgil di Bologna – vedono la richiesta di cassa integrazione per 21 aziende, che impiegano complessivamente 600 persone. Di queste, solo quattro domande ufficialmente sono legate alle bollette, ma visto che per indicare la motivazione energia serve una particolare documentazione, non è escluso che nel computo il numero delle imprese in difficoltà per il caro energia sia maggiore". Per le realtà più piccole, metalmeccaniche in conto terzi e micro imprese artigiane (parrucchieri, lavasecco, riparazioni), i sonni, invece, restano agitati.
Claudio Pazzaglia, direttore di Cna, ricorda che già ci sono casi di aziende "che spostano i turni al pomeriggio e alla notte per risparmiare sull’energia oltre all’aumento di richieste di ammortizzatori sociali. Ma credo che la vera ’botta’ arriverà a fine ottobre, inizio novembre". Da qui, continua Pazzaglia, "le aziende border line rischiano chiusure di massa". Il riferimento è soprattutto alle microimprese individuali, "magari gestite da titolari over 60, che vista l’impennata dei prezzi di luce e gas, potrebbero decidere di lasciare. Siamo nell’ordine del 5-10 per cento di attività a rischio stop", la previsione del direttore Cna. Qualche esempio? La fonderia Fondmatic di Crevalcore che ha già fatto ricorso alla cassa integrazione. O la Pietro Galliani Brazing di Vergato che ha rimodulato i turni di lavoro, così da sfruttare gli orari notturni per tamponare i rincari.
"La microgalassia delle realtà con meno di 15 dipendenti è quella che può avere le ripercussioni peggiori dal caro-bollette", dice Massimo Mazzeo, numero uno della Fim-Cisl area metropolitana. In più, guardando avanti, se la situazione del conflitto russo-ucraino non si risolverà a breve, "tempo che aumenteranno le delocalizzazioni verso Turchia, Usa, India, Cina, Paesi dove il problema dell’energia è meno sentito che qui da noi in Europa", dice Mazzeo.
Non è ottimista la Uil, con il segretario generale dell’Emilia-Romagna Giuliano Zignani: "Per le aziende importanti al momento non ci sono chiusure in vista. Ma andando avanti così si possono perdere centinaia e centinaia di posti di lavoro... Il settore più colpito è quello della ceramica, ma anche per le aziende di Bologna prevediamo che sarà un autunno caldo. Per questo abbiamo chiesto che un ordine del giorno sul caro energia venga discusso in tutti i consigli comunali, a partire dal tema dei profitti delle multiutility. I sindaci si diano una mossa... O la gente scende in piazza".
La Cgil, dalla sua, sabato ha organizzato una manifestazione a Roma ’Italia, Europa ascoltate il lavoro’ (a un anno dall’assalto alla sede del sindacato nella Capitale) e la Fiom Emilia-Romagna ha proclamato due ore di sciopero alla fine di tutti i turni di lavoro venerdì.