ANDREA ZANCHI
Economia

Bologna, il caos all’aeroporto Marconi: “Ora vanno accelerati i lavori”

Giuricin, economista dei trasporti: più investimenti per affrontare l’aumento di passeggeri. “Bologna incrementi i collegamenti esteri sui voli di corto e medio raggio, trovando una specializzazione diversa da quella dei grandi hub”

LUI77CS

Andrea Giuricin, economista dei trasporti dell’Università di Milano Bicocca, studia il mondo degli aeroporti da vent’anni

Bologna, 2 agosto 2024 – “Bologna è un aeroporto in crescita, sta facendo bene, ma deve velocizzare i lavori di miglioramento dello scalo e continuare a investire”. Andrea Giuricin, economista dei trasporti dell’Università di Milano Bicocca, studia il mondo degli aeroporti da vent’anni e, sui disagi e i disservizi subiti dai passeggeri del Marconi nel corso delle ultime settimane, ha le idee chiare.

Giuricin, c’è un motivo per cui, regolarmente, ogni anno gli aeroporti italiani, e Bologna nello specifico, vanno in crisi nei mesi estivi?

“Intanto dobbiamo partire da un dato: la crescita del trasporto aereo dopo il Covid sta andando avanti a ritmi più veloci del previsto: nel 2023 in Italia hanno volato 163 milioni di passeggeri, contro i 161 del 2019. Non solo, abbiamo ormai superato la Francia come dimensione del mercato aereo interno. E anche in questo 2024 l’aumento sta proseguendo a ritmi sostenuti, intorno al 10-12% a livello nazionale”.

Gli effetti si fanno sentire anche su Bologna, che però non ha adeguato la sua struttura a ritmi di crescita così alti: è corretto?

“Uno scalo come il Marconi è in una fase di crescita, e questo è positivo. Però il 2024 è un anno complesso per lo scalo e si sapeva: gli investimenti decisi dodici mesi fa verranno conclusi solo nel 2025 e non sempre è possibile affrontare adeguatamente i picchi estivi se si hanno dei cantieri in corso. Di sicuro il Marconi deve finire in fretta questi lavori, senza dubbio prima dell’inizio della prossima estate”.

Il Masterplan 2015-2030 del Marconi va adeguato o migliorato?

“Senza entrare nel dettaglio dei singoli piani, posso dire che tutti gli scali italiani, da qui al 2030, devono aumentare gli investimenti per farsi trovare pronti, perché nei prossimi 5-6 anni i passeggeri sono destinati ad aumentare più del previsto. Il pubblico dovrebbe semplificare i processi per sbloccare gli investimenti e favorirne di nuovi: con questi tassi di crescita del mercato tutto quello che è stato approvato dovrà essere rivisto al rialzo”.

Accelerare gli investimenti nel nostro Paese è spesso una chimera...

“Non è facile, è vero, ma esempi come l’aeroporto di Fiumicino dimostrano che è possibile farlo”.

La tendenza dei principali aeroporti europei è quella di affidarsi a gruppi privati che hanno competenze industriali specifiche nel settore. Non potrebbe essere la tendenza per portare risultati diversi anche a Bologna dove c’è l’azionista di minoranza, Mundys, che controlla il migliore aeroporto in Europa, Fiumicino?

“Personalmente non sono contrario a una maggiore presenza dei privati nell’azionariato di una società aeroportuale: ci sono società che hanno dimostrato di saper gestire molto bene gli scali e quello di Fiumicino è sicuramente un caso di successo. A Bologna la maggioranza è in mano al pubblico e spetta ai soci, eventualmente, trovare nuovi equilibri”.

E magari individuare una nuova vocazione per il Marconi: che scalo dovrà essere quello bolognese nei prossimi dieci-quindici anni?

“Al di là dei problemi del sovraffollamento estivo, credo che Bologna sia un ottimo aeroporto: non potrà mai essere come i grandi hub italiani ed europei, ma superare i 10 milioni di passeggeri all’anno è un grande risultato. Uno scalo come il Marconi deve puntare ad aumentare i collegamenti internazionali sui voli di corto e medio raggio, continuare a crescere e a investire, e trovare una specializzazione diversa da quella dei grandi hub”.

Meglio concentrarsi sui voli business?

“Bisogna guardare in faccia la realtà: il Marconi stesso sarebbe il primo a volere più voli intercontinentali, ma su scali di queste dimensioni è difficile averne in grande quantità. Ciò non toglie che in futuro possano esserci altri collegamenti al di fuori dell’Europa, magari con New York o con Doha, ma numericamente saranno pochi”.