Bologna, 24 dicembre 2018 - «Un altro modello è possibile». Un progetto ambizioso quello di Fairbnb, nuova piattaforma di affitti online che si propone come alternativa al colosso Airbnb: l’applicazione, sempre più in voga, che permette di affittare la propria abitazione per brevi periodi, senza mediazione di agenzie immobiliari. Con un unico obiettivo, spiega Damiano Avellino, tra i fondatori di Fairbnb Bologna: «Parte del ricavato sarà usato per finanziare progetti a sostegno dello sviluppo locale».
Avellino, come nasce l’idea?
«Vogliamo creare una sharing economy giusta. Siamo un team internazionale che è partito da quattro realtà molto diverse: Amsterdam, Barcellona, Venezia e Bologna. Città con bisogni molto differenti, ma con un unico scopo: dimostrare che si può dar vita a un modello alternativo giusto ed equo».
In che modo?
«Finanziando progetti sociali grazie alle spese di commissione che, normalmente, vengono trattenute da Airbnb. Parliamo di quasi 3 miliardi ogni anno: in questo modo, ad arricchirsi sono soprattutto gli investitori internazionali, come quelli della Silicon Valley» (la regione californiana dove, tra tutte, operano società come Google, Facebook e Apple, ndr).
Cosa offre di diverso Fairbnb?
«Noi tratteniamo il 50% dell’intera quota dell’affitto, che viene però reinvestita attraverso due modalità: la metà per spese di gestione della piattaforma. Saranno gli utenti stessi, poi, a decidere come utilizzare il restante 25%, scegliendo tra i tanti progetti sociali che verranno messi a disposizione».
La comunità al centro...
«Decisamente. Airbnb ha sollevato un problema grosso: hostel professionali a tutti gli effetti vengono trattati allo stesso modo dell’homesharing. E questo esclude un ritorno importante per il territorio. La nostra politica, inoltre, è one host-one house, proprio per arginare un trend negativo che vede i singoli affittuari mettere a disposizione diversi appartamenti»».
Quando si parte?
«In primavera. Ed è qua, sotto le Due Torri, che sta sorgendo la nostra sede centrale».
Perché proprio Bologna?
«Innanzitutto, per il grande spirito di cooperazione che caratterizza la città, e l’Emilia-Romagna nel suo complesso. E, in modo particolare, per le difficoltà crescenti nel riuscire a trovare un appartamento o una stanza in affitto. La domanda non cala, mentre l’offerta è ai minimi termini».
Uno strumento al servizio di tutti.
«Le piattaforme sono diventate l’infrastruttura del turismo stesso. È chiaro che hanno avuto successo grazie alla comodità e alla praticità del servizio offerto: siamo partiti anche noi da questo. Ma la natura è quella di una piattaforma cooperativa (appartenente al circuito Platform cooperativism, ndr) che, a differenza di quelle ‘estrattive’, dà valore agli utenti, che diventano parte integrante del progetto».
Le previsioni sono rosee, dunque.
«A gennaio sarà attivata la versione provvisoria e comincerà la caccia agli host interessati, mentre ad aprile il servizio sarà operativo. Finalmente, con le persone al centro».