FRANCESCO MORONI
Economia

Airbnb, a Bologna "la risposta etica". Ecco Fairbnb, affitti con fini sociali

Turismo, la nuova piattaforma devolverà parte degli utili allo sviluppo dei quartieri

Damiano Avellino (a destra) ed Emanuele Dal Carlo, cofondatori della piattaforma Fairbnb

Damiano Avellino (a destra) ed Emanuele Dal Carlo, cofondatori della piattaforma Fairbnb

Bologna, 24 dicembre 2018 - «Un altro modello è possibile». Un progetto ambizioso quello di Fairbnb, nuova piattaforma di affitti online che si propone come alternativa al colosso Airbnb: l’applicazione, sempre più in voga, che permette di affittare la propria abitazione per brevi periodi, senza mediazione di agenzie immobiliari. Con un unico obiettivo, spiega Damiano Avellino, tra i fondatori di Fairbnb Bologna: «Parte del ricavato sarà usato per finanziare progetti a sostegno dello sviluppo locale».

Avellino, come nasce l’idea?

«Vogliamo creare una sharing economy giusta. Siamo un team internazionale che è partito da quattro realtà molto diverse: Amsterdam, Barcellona, Venezia e Bologna. Città con bisogni molto differenti, ma con un unico scopo: dimostrare che si può dar vita a un modello alternativo giusto ed equo».

In che modo?

«Finanziando progetti sociali grazie alle spese di commissione che, normalmente, vengono trattenute da Airbnb. Parliamo di quasi 3 miliardi ogni anno: in questo modo, ad arricchirsi sono soprattutto gli investitori internazionali, come quelli della Silicon Valley» (la regione californiana dove, tra tutte, operano società come Google, Facebook e Apple, ndr).

Cosa offre di diverso Fairbnb?

«Noi tratteniamo il 50% dell’intera quota dell’affitto, che viene però reinvestita attraverso due modalità: la metà per spese di gestione della piattaforma. Saranno gli utenti stessi, poi, a decidere come utilizzare il restante 25%, scegliendo tra i tanti progetti sociali che verranno messi a disposizione».

La comunità al centro...

«Decisamente. Airbnb ha sollevato un problema grosso: hostel professionali a tutti gli effetti vengono trattati allo stesso modo dell’homesharing. E questo esclude un ritorno importante per il territorio. La nostra politica, inoltre, è one host-one house, proprio per arginare un trend negativo che vede i singoli affittuari mettere a disposizione diversi appartamenti»».

Quando si parte?

«In primavera. Ed è qua, sotto le Due Torri, che sta sorgendo la nostra sede centrale».

Perché proprio Bologna?

«Innanzitutto, per il grande spirito di cooperazione che caratterizza la città, e l’Emilia-Romagna nel suo complesso. E, in modo particolare, per le difficoltà crescenti nel riuscire a trovare un appartamento o una stanza in affitto. La domanda non cala, mentre l’offerta è ai minimi termini».

Uno strumento al servizio di tutti.

«Le piattaforme sono diventate l’infrastruttura del turismo stesso. È chiaro che hanno avuto successo grazie alla comodità e alla praticità del servizio offerto: siamo partiti anche noi da questo. Ma la natura è quella di una piattaforma cooperativa (appartenente al circuito Platform cooperativism, ndr) che, a differenza di quelle ‘estrattive’, dà valore agli utenti, che diventano parte integrante del progetto».

Le previsioni sono rosee, dunque.

«A gennaio sarà attivata la versione provvisoria e comincerà la caccia agli host interessati, mentre ad aprile il servizio sarà operativo. Finalmente, con le persone al centro».