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Unibo, intelligenza artificiale e altre tecnologie digitali per la salute: al via il progetto Dare

Nell’ambito del Pnrr, il Digital Lifelong Prevention è l’iniziativa per integrare big data e supercomputer ai programmi sanitari, fare diagnosi precoci e ridurre le disparità territoriali in Italia

Tecnologie digitali al servizio della salute (archivio)

Tecnologie digitali al servizio della salute (archivio)

Bologna, 6 febbraio 2023 – Lontani da scenari fantascientifici e distopici, la tecnologia digitale nell’ambito della salute può davvero rappresentare la svolta del progresso sanitario. Non a caso, l’Emilia Romagna ha lanciato nuovi corsi di laurea per orientare i più giovani verso il futuro.

Un importante esempio di questo disegno arriva dal progetto ‘Dare’, un’iniziativa coordinata dall’Università di Bologna insieme al ministero dell’Università e della Ricerca che punta a integrare nei programmi di cura le tecnologie digitali, come intelligenza artificiale, analisi dei big data, supercalcolatorisensori indossabili

Il Digital Lifelong Prevention, questo l’acronimo dell’iniziativa, coinvolge università, centri di ricerca, ospedali di ricerca, autorità sanitarie locali, fondazioni e aziende private, e rientra nell’ambito del Piano complementare al Pnrr.

Digital health per diagnosi precoce: il progetto Dare

Che la convergenza delle tecnologie digitali con i campi della salute dia un forte contributo nell’erogazione di cure sanitarie e assistenza medica è ormai un dato di fatto. Sempre più aree di diversi settori ormai impiegano intelligenza artificiale, calcolatori e big data per implementare il proprio apparato tecnico e fornire prestazioni più efficienti. Quello promosso dall’Università di Bologna in collaborazione col ministero della Ricerca fa parte di questa convergenza, che ha come unico obiettivo raggiungere diagnosi precoci e risposte efficaci a malattie acute e croniche.

Il Dare, nel contesto del Pnrr, è un’iniziativa che mette alla base della propria ricerca concetti chiave come: intelligenza artificiale, analisi dei big data, supercalcolatori, sensori indossabili. A partire da queste tecnologie digitali, il progetto punta a favorire l'affermarsi di modelli e soluzioni per la sorveglianza, la prevenzione e la promozione della salute e della sicurezza sanitaria, contribuendo a colmare le disparità sociali e territoriali.

Obiettivo, come spiega l'Ateneo felsineo, è rendere l'Italia uno dei paesi più avanzati a livello internazionale nell'ambito della sanità digitale, attraverso lo sviluppo e l'applicazione di soluzioni innovative sia in campo tecnico, che etico-giuridico e organizzativo.

Come la tecnologia può prevenire malattie e migliorare le cure

Spiega Lorenzo Chiari, professore al Dipartimento di Ingegneria dell’Energia elettrica e dell’Informazione all’Università di Bologna e coordinatore Dare: "Oggi c'è una necessità diffusa di riformare la cultura della salute, passando da un'impostazione basata sulla risposta alle malattie a una prospettiva che guarda alla prevenzione durante tutto l'arco della vita e al valore delle comunità: un approccio reso ancora più attuale dalla crisi della pandemia dal progressivo invecchiamento della popolazione".

"Per fare fronte a questa necessità - prosegue - abbiamo la possibilità di sfruttare le nuove tecnologie digitali,  l'analisi dei dati sanitari e di altri dati, non strettamente sanitari ma legati alla salute, secondo l'innovativo paradigma 'real-world data - real-world evidence', può permetterci di personalizzare i percorsi di cura e di migliorare la qualità e l'efficacia dei servizi di prevenzione, preservando al tempo stesso la sostenibilità dei nostri sistemi sanitari".

L'azione di ricerca di Dare è basata sul modello Hub & Spoke. Gli Spoke previsti sono tre: il primo "Enabling Factors and Technologies for a Lifelong Digital Prevention", coordinato dall'Università di Bologna; il secondo "Community-based Digital Primary Prevention", coordinato dall'Università di Palermo; il terzo "Digitally-enabled Secondary and Tertiary Prevention", coordinato dall'Università di Tor Vergata.

Nel complesso, i tre Spoke daranno vita a circa 40 studi pilota che saranno sviluppati in cinque comunità regionali di riferimento: Emilia- Romagna e Veneto per il Nord Italia, Lazio per il Centro, Puglia e Sicilia per il Sud.

Colmare la disparità sociale e risparmiare

In campo scientifico, Dare farà nascere ambienti di ricerca per la condivisione di dati e di conoscenze incentrati sulle soluzioni digitali per la prevenzione. Attraverso raccomandazioni, linee guida e buone pratiche, l'iniziativa avrà un impatto diretto sulle politiche per la salute pubblica e la gestione dell'assistenza sanitaria.

Per i cittadini, questo significherà un servizio sanitario più efficiente, l'adozione di stili di vita più sani, il miglioramento del benessere e della qualità della vita e la riduzione dei ricoveri. Oltre a tutto questo, Dare permetterà di generare risparmi nella spesa sanitaria, aprendo la strada a maggiori investimenti nel settore.