MARTINA SPAGGIARI
Cultura e spettacoli

Pinacoteca di Bologna, Pacelli non rinnovata: “Ho restituito il museo alla città”

Con la riforma ministeriale e in attesa del bando si interrompe un importante percorso di rinnovamento

Pinacoteca, Pacelli non rinnovata: "Ho restituito il museo alla città"

Maria Luisa Pacelli, alla guida di Pinacoteca e Palazzo Pepoli Campogrande dal 2020, ora deve lasciare l’incarico

Bologna, 3 novembre 2024 – Un addio brusco. Non voluto, una porta che si chiude all’improvviso e che taglia a metà un percorso di lavoro, studio, riqualificazione. Maria Luisa Pacelli, direttrice dei Musei nazionali di Bologna (Pinacoteca e Palazzo Pepoli Campogrande, ma anche – da tempi recenti – l’ex chiesa di San Mattia e l’ex chiesa di San Barbaziano) non è stata rinnovata nell’incarico e da domani riprende servizio ai Servizi d’Arte del Comune di Ferrara.

Bandi e nomine: il risiko dei musei

La motivazione è ‘tecnica’: la studiosa nel 2020 aveva vinto il bando per Pinacoteca e Palazzo Pepoli Campogrande, mentre ora la riforma ministeriale ha creato un organismo nuovo, Musei nazionali di Bologna-Direzione regionale Musei nazionali Emilia-Romagna. In pratica, un istituto che raccoglie non solo Bologna, ma 14 sedi, tra cui ad esempio il Museo Etrusco di Marzabotto, Palazzo Milzetti di Faenza, Pomposa e l’Archeologico di Sarsina. Al di là della logica culturale (condivisibile o meno), la nuova struttura ha reso impossibile il rinnovo o anche solo la proroga dell’incarico a Pacelli. Ora bisogna attendere una delega ministeriale, che ’traghetti’ le istituzioni fino al bando. All’atto pratico, un brutto colpo per la cultura sotto le Due Torri.

Dottoressa Pacelli, che cosa succede adesso?

"I progetti in corso sono tantissimi, ma spero che andranno avanti. A cominciare dalla mostra su Guido Reni che (in qualità di curatrice) presenterò il 15 novembre e il convegno che si terrà il 20 con la lectio magistrali su Carlo Cesare Malvasia. Sono appuntamenti a cui tengo moltissimo".

Come sarà la mostra su Guido Reni?

"Presenterà una trentina di opere: Guido Reni ma anche Artemisia Gentileschi, Ludovico Carracci e Lavinia Fontana. L’idea, che proponiamo sulla base di nuove ricerche, è di mettere in relazione le loro opere con quelle di poeti che si muovevano nelle Accademie letterarie di inizio Seicento, dando così misura del clima del tempo. Ci saranno ’campane sonore’ da cui sentire le liriche: ad esempio i versi di Marino davanti alla ’Strage degli innocenti’ di Guido Reni. Poi un’ampia sezione didattica, per grandi e piccoli: insomma, sarà anche divertente".

Di certo un ‘cannocchiale’ molto specifico da cui osservare l’arte e il periodo storico che l’ha generata. Un punto di vista particolare, metodo che ha caratterizzato tutte le mostre realizzate in questi quattro anni di gestione. Come ad esempio ’Guercino nello studio’ che ha aperto le porte sul ’dietro le quinte’ di un genio non solo pittorico ma anche imprenditoriale.

Le mostre proposte in questi questi anni in Pinacoteca erano di certo ’difficili’, non di facilissimo accesso: pensiamo ad esempio a Canova come ’padre’ della Pinacoteca, all’influenza di Raffaello sul Rinascimento bolognese... Eppure ogni volta si sono viste le file di visitatori, e i bolognesi tornare a frequentare via Belle Arti.

"Uno degli obiettivi al cuore del mio lavoro era riconnettere la Pinacoteca con il quartiere e la città, valorizzando il grande patrimonio che contiene e riportare la gente, a cominciare dai bolognesi, dentro le sue sale. Un obiettivo a cui abbiamo lavorato molto, non solo con le mostre, che ci hanno dato grande soddisfazione, ma anche con le iniziative ‘a latere’. A cominciare dall’accordo con l’ateneo che ha portato con successo le sue lezioni e i suoi docenti in Pinacoteca. Una grandissima opportunità sia per gli studenti, che vedono ’dal vivo’ quello che studiano, ma anche per chi viene ad ascoltare".

E se i numeri hanno senso, il costante affollamento alle lezioni parla da solo. Come pure il numero complessivo dei visitatori passato dai 15.500 del 2020 ai quasi centomila del 2023.

Ora però la battuta d’arresto nella gestione mette a rischio molte cose...

"Abbiamo messo in piedi grandi progetti di riqualificazione grazie ai fondi del Pnrr, non solo per la Pinacoteca ma anche per Palazzo Pepoli Campogrande, che avrei voluto veder sbocciare come uno dei principali poli della città, non solo per la bellezza degli affreschi, ma per la sua importanza nel ’700 bolognese... Il progetto, di certo, andrà avanti".