Bologna, 15 gennaio 2025 – Dal 1371 c’è una deliziosa piccola Cappella nel Palazzo Re Enzo, sotto al Voltone del Podestà, ma i bolognesi moderni ne scoprirono l’esistenza solo nel 1912, quando fu riportata alla luce durante i restauri, secondo il progetto di Alfonso Rubbiani, per poi dimenticarsela di nuovo nei decenni a seguire del Novecento e riscoprirla nel 2003 grazie all’intervento dell’artista inglese David Tremlett. È la cappella di Santa Maria dei Carcerati la protagonista de il Resto di Bologna, il nostro podcast ascoltabile qui sul nostro sito e su Spotify.
Fu costruita per volontà del vicario pontificio Anglico de Grimoard e adibita al conforto spirituale di chi era imprigionato nel vicino Palazzo del Capitano: se nel 1910 secondo il restauro di Rubbiani verrà abbattuta l’enorme facciata di piazza Nettuno di Palazzo Re Enzo, divenuto con i pesanti interventi del Sei-Settecento, un “onesto nido di osti e liquoristi”, ecco che nel 1912 verrà invece restaurata la cappella di S. Maria dei Carcerati, da tempo ridotta a bottega, riportando alla luce lo stemma del cardinale Anglico, che la fece costruire. Però, quando nel 2003 venne annunciato l’intervento di David Tremlett, artista giunto alla conoscenza della nostra città grazie alla gallerista Ginevra Grigolo di G7, lo stupore all’ombra delle Due Torri fu grande.
Tremlett, classe 1945, è maestro di wall drawings, grandi interventi su muro che realizza sia su strutture moderne che antiche. Per la piccola cappella coniugò l’arte del passato con l’attuale astrattismo nell’opera New Light che caratterizza molti interventi site specific nella nostra regione. Nei giorni scorsi Tremlett, definito “artista viaggiatore”, è passato all’Accademia di Belle Arti per un incontro ed è stata la possibilità di riparlare del suo lavoro per la cappella.