ANDREA BONZI
Cultura e spettacoli

Giuseppe Ferlini, il bolognese esploratore d’Africa

Visse una vita avventurosa al confine tra eroismo e razzia. Portò in Europa il tesoro funerario della regina Amanishakheto: oro massiccio, bracciali, collane, amuleti

Un inestimabile pezzo del corredo funerario della regina Amanishakheto portato in Europa da Giuseppe Ferlini

Un inestimabile pezzo del corredo funerario della regina Amanishakheto portato in Europa da Giuseppe Ferlini

Bologna, 14 aprile 2025 – Nato a Bologna nel 1797, Giuseppe Ferlini fu chirurgo, avventuriero e, per sua stessa definizione, “esploratore”. Ma definirlo soltanto così è riduttivo, o forse troppo generoso. La sua storia, come tante dell’Ottocento, si colloca al confine tra eroismo e razzia, sete di conoscenza e furto spudorato. La sua storia – al centro della puntata di oggi de ‘il Resto di Bologna’ – è contenuta in un articolo di Nelle Valli Bolognesi, magazine di cultura, storia e natura edito da Emil Banca.

Ferlini iniziò la sua carriera come medico nell’esercito egiziano e, da lì, si avventurò nel cuore del Sudan attratto dal fascino oscuro delle antiche civiltà nubiane, in particolare da Meroe. Era il 1830, e Merlini convinse un gruppo di lavoratori locali a distruggere decine di piramidi meroitiche, costruzioni millenarie che custodivano non solo corpi, ma culture intere.

Il colpo di fortuna arrivò nella piramide della regina Amanishakheto: nascosto tra le rovine, un favoloso tesoro in oro massiccio, bracciali, collane, amuleti.

Con la sua refurtiva, tornò in Europa, dove fu accolto con diffidenza. Fu solo grazie all’acquisto di parte del tesoro dal re di Baviera e del Museo Egizio di Berlino che Ferlini ottenne una parziale riabilitazione. Ma la polemica lo seguì per tutta la vita. Ferlini morì nel 1870, senza aver mai veramente compreso, o ammesso, la portata devastante del suo gesto. Eppure, sarebbe ingiusto ridurlo a un semplice saccheggiatore. Ferlini fu anche un prodotto del suo tempo: un’epoca in cui l’Europa si sentiva padrona del mondo, e ogni angolo sconosciuto era considerato legittima preda.

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