Bologna, 7 settembre 2023 – C’è chi la conosce grazie a una canzone di Guccini e chi perché magari ha passato le sue estati da ragazzino a giocare fino al tramonto al Villaggio del Fanciullo. Alcuni ci sono proprio nati e di abbandonarla per un altro quartiere non ci hanno mai pensato. Altri, invece, ci hanno vissuto durante gli anni dell’università e ancora la rimpiangono, sperando un giorno di poterci tornare a vivere. Insomma, una cosa è sicura: pochi in questa città non conoscono la Cirenaica. Anzi, forse a pensarci bene, proprio nessuno. E anche per questo il quartiere è il protagonista della puntata odierna de il Resto di Bologna.
Non esiste un unico motivo che spieghi fino in fondo perché questo rione sia nel cuore di così tanti bolognesi: sarà merito dell’alternarsi tra le villette a due piani e le case popolari costruite ormai più di cento anni fa dalla coop Risanamento e dall’azienda delle Popolarissime, oppure per lo strano nome che lo caratterizza. Il nome Cirenaica, infatti, non compare in nessuna toponomastica ufficiale del Comune, ma quando la si nomina non ci sono dubbi: e a nessuno, qui sotto i portici, viene in mente di associarla a una delle tre regioni di cui è composta la Libia. Eppure la storia del quartiere affonda le radici nel rapporto tra il nostro Paese e il ‘vicino’ del Nord Africa.
La costruzione del quartiere, pensato per le classi popolari e dotato di scuole, chiesa, teatro, convento, mercato e negozi di vario genere, iniziò nel 1911, lo stesso anno in cui scoppiò la guerra italo-turca e si concluse nel 1913, un anno dopo la fine del conflitto.
L’allora amministrazione comunale, guidata dal sindaco Ettore Nadalini, decise di battezzare la strada principale del rione come via Libia, per celebrare il successo dell’Italia nella campagna coloniale, e i nomi delle altre strade seguirono in modo automatico: via Bengasi, via Tripoli, via Zuara, via Due Palme... Finita la Seconda guerra mondiale, nuovo cambio di toponomastica: le strade del quartiere furono rinominate da cima a fondo e dedicate, tutte, a partigiani caduti per la liberazione di Bologna. Via Tripoli divenne via Paolo Fabbri, via Bengasi si trasformò in via Giuseppe Bentivogli, via Due Palme prese il nome di via Mario Musolesi, via Derna mutò in via Sante Vincenzi, solo per citarne alcune. L’unica a non cambiare nome fu via Libia, che ancora percorre l’intero quartiere da Sud a Nord e lo connette con la zona Massarenti e con San Donato.