Bologna, 2 giugno 2017 - La mostra ‘Bologna Experience’ è stata inaugurata ieri in via Barberia 19 e resta aperta fino all'8 ottobre. Qui ospitiamo un intervento di Andrea Cangini, direttore di QN e de il Resto del Carlino, sul suo luogo del cuore collegato a Bologna: l’Osteria del Sole in Vicolo Ranocchi. Il testo sarà ospitato nel catalogo dedicato all’allestimento. Un catalogo particolare, formato da una parte tradizionale e da una sezione speciale, nella quale confluiranno anche le pagine del nostro giornale sulla mostra, quelle delle altre testate e i file audio e i testi dei lettori che verranno selezionati.
I portici, certo. E poi la magia delle Sette Chiese, l’urlo umano, troppo umano del Compianto, la bellezza di piazza Maggiore, la via di fuga dei colli, il punto di riferimento di San Luca... Difficile ridurre a uno quel che di Bologna si è subito impresso nel cuore. Difficile, ma non impossibile: le osterie. Non i pub, le pizzerie, i bistrot, o quel dilagare di locali e localini senz’anima né storia che paiono tutti uguali e ciascuno disegnato dal medesimo architetto inebriato da New York. No, le osterie. Luoghi sottratti alle regole ordinarie dello spazio e del tempo, ciascuna col proprio carattere eppure tutte accomunate da un tratto distintivo riconoscibile.
Per me, giovane romano, furono una scoperta. Si andava lì a biascicare la notte, a rosicchiare la vita. A parlare, tanto. A bere, tanto. A mangiare, poco. Ci si andava da ragazzi, ci si andava soprattutto per stare assieme. Ma stare assieme in un luogo preciso, non in un non luogo. Tra tante, a stregarmi fu l’Osteria del Sole. In vicolo Ranocchi, tra via Orefici e Pescherie Vecchie, nella parte più suggestiva e oggi più turistica della città, l’Osteria del Sole sta lì dal 1400: è sempre stata un’osteria, ha sempre avuto la stessa planimetria, è gestita dalla stessa famiglia dagli Anni Trenta.
Non c’è più il mitico Luciano, morto nel ‘91, ma immortale per gli avventori ‘storici’. Quelli che andavano a bere di primo mattino, quelli che nel primo pomeriggio si chiudevano dentro a giocare a briscola o tressette. E chi vince: champagne! Così tanto champagne da indurre il barone Krug a spingersi fino a vicolo Ranocchi alla guida di una Rolls Royce carrozzata a furgone per conoscere quell’oste burbero, ma capace di smerciare così tante bollicine. Fu un idillio, con tanto di aereo privato che condusse Luciano e la moglie presso le cantine Krug a Reims. Non era facile agli idilli, Luciano. Se non gli piacevi non ti serviva. Detestava i media e tutto quel che attiene al concetto di pubblicità, sì che quando alla porta del Sole bussò una troupe della Bbc per un reportage sulla più antica osteria di Bologna non gli aprì. Li cacció via.
All’Osteria del Sole si beve e basta. Ma, all’insegna della convivialità, chi vuole può portarsi da mangiare e apparecchiarsi su uno dei lunghi tavoli comuni. C’è stato un tempo in cui Luciano ruppe la regola servendo panini con la mortadella. Per sua stessa ammissione, la mortadella più economica che ci fosse. Ma quando il celebre gastronomo Veronelli, evidentemente suggestionato dall’atmosfera unica del luogo, esaltó quei panini con la mortadella come cibo degli dei Luciano smise all’istante di offrirli ai suoi avventori. Una questione di coerenza.
Luciano non c’è più, non ci sono più neanche molti dei ‘personaggi’ che hanno fatto la storia dell’Osteria e in un certo senso la storia di Bologna. Ma l’Osteria del Sole c’è ancora e ci sarà per sempre. Ci festeggiai la laurea. Ce la festeggeranno, forse, anche i miei figli, e i figli dei miei figli, e i figli dei figli dei miei figli... Perché è bello, è rassicurante, sapere che in un mondo dove tutto cambia in fretta e tutto si uniforma, almeno l’Osteria del Sole non cambierà mai e sarà sempre quel luogo a parte che è.