BENEDETTA CUCCI
Cultura e spettacoli

Arte fiera Bologna, "vendite buone nonostante tutto"

Affluenze dimezzate negli stand sul 2020, ma Menegoi è ottimista: "Senza il Covid e nelle solite date i visitatori torneranno"

Art City White Night: Oratorio San Filippo Neri

Bologna, 16 maggio 2022 - Arte fiera è finita e tutti se ne vanno abbastanza in pace. Il che non è male affatto, visti gli esordi della quarantacinquesima edizione della kermesse italiana più longeva: mercoledì scorso infatti varie turbolenze legate agli allestimenti problematici a causa di maestranze ridotte avevano fatto mettere ai galleristi le mani nei capelli.

Ecco i dati di affluenza: 25mila persone hanno varcato la soglia della manifestazione, una flessione rispetto alle oltre 50mila del 2019 e a quel 5% in più del 2020. Ma questa, come disse Menegoi al debutto, "è la ripresa". E se all’inizio il direttore artistico, al terzo anno di guida e con ancora un’edizione da condurre, ha ricevuto molte lamentele, alla fine è tornato il sereno.

Simone Menegoi, che i dati colpiscono: metà degli spettatori rispetto al 2020, sua seconda edizione.

"Bei tempi. È maggio, anzi è estate, un weekend da mare, c’è stato il Covid, non tutti vanno ancora volentieri alle fiere e lo sottolineo come al solito, il criterio per giudicare una fiera non è lo sbigliettamento. Anch’io voglio che gli spettatori tornino a crescere, certo, ma non è la mia prima preoccupazione".

Pubblico dimezzato, ma vendite buone?

"Dipende dalla galleria, ma nel complesso, considerate le difficoltà, non è andata male. Inoltre Bologna è una fiera molto popolare: lasciamo il Covid alle spalle, torniamo alle date di gennaio senza più affanni e vedrete che gli spettatori torneranno".

Nel giorno della chiusura, la tempesta iniziale legata agli allestimenti è passata?

"Beh, se di domenica sera, girando tra gli stand, si notano facce più distese o addirittura sorridenti, è perché c’è stato un gesto di responsabilità da parte della fiera, i problemi in qualche modo sono stati risolti e ci sono state le vendite, dato per cui un gallerista alla fine chiude sereno".

C’era un’aspettativa di vendite più bassa?

"Senz’altro, perché le date non erano quelle consuete".

Quindi si tornerà a gennaio.

"Non sono io a dirlo: i galleristi e tutti quelli con cui ho parlato se lo augurano. Hanno diritto ad avere l’ultima parola, visto che sono loro i clienti. Chiusa la fiera ci sarà un sondaggio per chiedere quali date preferiscono".

Che tipo di opere hanno portato le gallerie ? Hanno seguito la flessione del mercato?

"Malgrado le date fossero quelle di un esperimento nemmeno cercato, ma dettato da una necessità, malgrado i tempi non felici per la guerra, in molti casi le gallerie hanno tirato fuori l’argenteria con stand belli, ambiziosi, con opere importanti. E proprio per questi motivi i collezionisti li hanno premiati. Ci sono state opere importanti presentate".

L’organizzazione: cosa va incentivato?

"Dico solo che bisogna fare un serio ragionamento sugli spazi, sui collegamenti, sulla logistica. Due fiere in contemporanea sono state un grande sforzo: il Quartiere l’ha sostenuto, ma quando è servita molta manodopera, difficile da trovare in questo momento, le defezioni hanno creato veri problemi".