Emozioni in foto con Ageop, gli scatti degli adolescenti di Oncologia pediatrica in mostra al Sant’Orsola di Bologna

“Nuova luce in camera oscura: ritrovarsi in una foto”: il progetto in collaborazione con Shado Officina Fotografica, ha potuto vedere la luce grazie al sostegno della Fondazione Carisbo e ha come obiettivo la riabilitazione psicosociale dei ragazzi

Ageop, l'inaugurazione della mostra fotografica al Sant'Orsola (Foto Schicchi)

Ageop, l'inaugurazione della mostra fotografica al Sant'Orsola (Foto Schicchi)

Bologna, 29 settembre 2023 - La fotografia analogica per esprimere un’emozione e riabilitarsi dalla malattia. È stata inaugurata questa mattina, al Padiglione 5 del Policlinico Sant’Orsola, la mostra fotografica “Nuova luce in camera oscura: ritrovarsi in una foto”, che espone gli scatti degli adolescenti di Oncologia pediatrica. Il progetto, realizzato da Ageop in collaborazione con Shado Officina Fotografica, ha potuto vedere la luce grazie al sostegno della Fondazione Carisbo e ha come obiettivo la riabilitazione psicosociale dei ragazzi.

Gli scatti ruotano attorno al tema del cambiamento, filtrato dall’esperienza soggettiva dei giovani. Un tronco tagliato, un abbonamento dell’autobus, un modellino: squarci di quotidianità si legano all’esperienza ospedaliera.

“L’associazione è inserita, da 41 anni, all’interno del Sant’Orsola e della città di Bologna, impegnandosi nell’accoglienza, nell’assistenza, nel finanziamento alla ricerca e negli accordi con il servizio pubblico per il bene del bambino come persona, quindi in una cura a tutto tondo" racconta Francesca Testoni, direttrice generale di Ageop Ricerca Odv (Associazione Genitori Ematologia Oncologica Pediatrica).

"Tra i nostri progetti, questo riguarda gli adolescenti, che non sono bambini, né adulti, e hanno bisogno di un approccio delicato. Il cambiamento è la possibilità di trasformarsi perché, dopo il percorso della malattia, non si torna gli stessi, ma si può vedere il mondo con uno stupore nuovo». Si tratta di un progetto di cura, che pone lo sguardo sul soggetto e sul gruppo, il quale ha permesso ai giovani di creare una rete di supporto nella malattia. «Ogni ragazzo ha interpretato il tema a modo suo» aggiunge la direttrice Testoni "e così dovrebbe essere la cura: diversa per ogni persona, come diversi sono i bisogni. Vogliamo porre l’attenzione sui soggetti, nella loro molteplicità e nella loro veste sociale e relazionale». La volontà dell’associazione è quella di replicare il progetto per il prossimo anno, coinvolgendo questa volta anche gli operatori sanitari. Il partner resterà Shado e si cercano nuovi finanziatori. La mostra, a ingresso gratuito, sarà visitabile fino al prossimo 12 ottobre 2023.