Zuppi sulla piaga caporalato: "Una vergogna per le istituzioni"

Il capo della Cei e arcivescovo di Bologna: "Se c’è in questa regione è perché riempie un vuoto". Critico anche sulla Chiesa: manca un patto sociale, non si può vincere partendo sconfitti.

Zuppi sulla piaga caporalato: "Una vergogna per le istituzioni"

Il presidente della Cei e arcivescovo di Bologna, Matteo Maria Zuppi

di Massimo Selleri

BOLOGNA

Il disonore del reclutamento illecito di forza lavoro. Il fenomeno è presente anche nella nostra regione ed è stato al centro del seminario "Lavoro sfruttato e caporalato: per un’azione preventiva e coordinata dei territori" che si è tenuto ieri a Bologna. "E’ una vergogna che il caporalato esista anche in Emilia Romagna – ha spiegato il presidente della Cei e arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi –, ma il primo modo per contrastarlo è prendere consapevolezza del fatto che se ha preso uno spazio è perché si è creato un vuoto. E’ venuto a mancare un patto sociale tra le istituzioni e tra queste ci metto anche la Chiesa. Se pensiamo che sia impossibile cancellarlo dal nostro territorio partiamo sconfitti in partenza: ognuno deve fare la sua parte e noi siamo pronti a fare la nostra sapendo che i diritti devono garantire dignità alle persone e non devono essere vissuti come un vincolo inutile, ma come una tutela per i più deboli".

La fondazione Marco Biagi è tra gli organizzatori di questo momento di riflessione e la sua presidente, Marina Orlandi, vedova del giuslavorista freddato dalle Brigate Rosse nel marzo del 2002, è andata poco oltre i saluti di circostanza solo per commentare un gesto orrendo avvenuto a Bologna nella serata di Halloween con i tre ragazze che reggevano lo striscione delle Br e una di loro era in posa come fosse Aldo Moro. "E’ un episodio incommentabile e molto triste. Andare oltre è superfluo perché questa cosa non ferisce solo i familiari, ma tutta la comunità". Quella comunità che dovrebbe avere nel lavoro uno dei suoi collanti. "La Costituzione su questo è molto chiara – ha ripreso Zuppi –, la Repubblica italiana si basa sul lavoro. Le leggi che lo difendono ci sono e se non sono applicate è perché ci sono delle difficoltà che vanno rimosse. Spetta a noi togliere questi ostacoli e non possiamo fare finta che non ci siano e se poi ci sono delle lacune vanno colmate. Non dobbiamo avere paura di una applicazione rigorosa delle norme per difendere il lavoro, ma dobbiamo coltivare una cultura che aiuti tutti a mantenere la propria dignità grazie al lavoro. La realtà è che certi fenomeni li pensavano lontani da noi nei tempi e nei luoghi e, invece, sono molto vicini". All’evento era presente anche Francesco Vella, presidente dell’associazione il Mulino, altra realtà che ha promosso la riflessione.