Bologna, 24 maggio 2021 - Gentilissimo Battistini, anzitutto grazie della sua lettera e di avermi chiamato con il titolo per me più bello: Padre di tutti. Cioè di ognuno, diverso come è, per fare di questa diversità ricchezza e non contrapposizione o peggio violenza, fosse solo verbale. Il vescovo sente sua tutta la città degli uomini e la porto con affetto e riconoscenza nel cuore e nella mente.
Il punto Lettera al cardinale "Aiuterò i non garantiti"
Lei mi rivolge tante domande, decisive non solo per chi si candida a sindaco. Se abbiamo imparato qualcosa dalla pandemia è che abbiamo tutti una responsabilità che ci unisce gli uni agli altri e «l’astronave terra» perduta nell’immensità dell’universo ci chiede di pensarci «Fratelli Tutti».
Non per moda o perché "politicamente corretto", ma per una responsabile scelta. Oggi serve che il bene sia per tutti. Bologna, pensata con la sua area metropolitana che già è un’unica realtà, è una casa comune bellissima, vitale, ricca di valori, di dialogo e di tante opportunità, che proprio per questo deve aiutare tutto il Paese e l’Europa a non chiudersi nella paura, ma a ritrovare la sua anima e a guardare con intelligenza il futuro.
La risposta alle sue domande ce la regala l’ultima Enciclica di Papa Francesco, non a caso intitolata ‘Fratelli Tutti’, dove parla di amore politico. Solo l’amore permette alla politica di sottrarsi dalla mediocrità, dall’essere ridotta a ideologia o ad abilità mediatica, a logica di potere, all’opportunismo di individui o di gruppi. Solo l’amore può permettere alla politica di trovare le soluzioni anche quando non convengono nell’immediato, quando non ci guadagna una parte ma tutti. "La nostra società vince quando ogni persona, ogni gruppo sociale, si sente veramente a casa, nessuno è escluso. Se uno ha una difficoltà, anche grave, anche quando ‘se l’è cercata’, gli altri vengono in suo aiuto, lo sostengono; il suo dolore è di tutti". I nostri portici sono l’espressione di questa città-famiglia. Si tratta di fare funzionare bene le istituzioni che sono come i pilastri dei portici che li sorreggono e gli permettono di proteggere e accogliere. Bologna è infatti città di accoglienza, crocevia dove tutti possono trovare futuro, anzi concorrono a realizzarlo.
Non dimentico l’Università, per definizione luogo dove ci si prepara al domani. "Quanto sarebbe bello che le aule delle università fossero cantieri di speranza, dove si impara a essere responsabili di sé e del mondo, Sentire la responsabilità per l’avvenire della nostra casa comune", ci disse papa Francesco in occasione della sua visita a Bologna e invitando a dedicarsi "all’educazione, cioè a ‘trarre fuori’ il meglio da ciascuno per il bene di tutti".
Dobbiamo ammetterlo: per molti la politica oggi è una brutta parola e questo produce disillusione, rabbia e può indurre a credere possibili solo soluzioni urlate, facili, a qualsiasi prezzo. "Se qualcuno aiuta un anziano ad attraversare un fiume – e questo è squisita carità –, il politico gli costruisce un ponte, e anche questo è carità". Ecco cosa significa pensare a Bologna di domani: capire quali ponti sono necessari per aiutare la vita delle persone, per risolvere i loro problemi, dare sicurezza perché nessuno si senta abbandonato a se stesso, per anticipare le risposte e non aspettare sempre l’emergenza.
Questa è solidarietà, cioè "pensare e agire in termini di comunità, di priorità della vita di tutti sull’appropriazione dei beni da parte di alcuni. È anche lottare contro le cause strutturali della povertà, la disuguaglianza, la mancanza di lavoro, della terra e della casa, la negazione dei diritti sociali e lavorativi". Lei e tutti quelli che si stanno preparando a concorrere alle prossime elezioni a sindaco hanno davanti questa grande attesa. Confrontatevi su visioni alte e costruite speranza perché abbiamo bisogno di futuro, di figli, di stabilità nel lavoro combattendo il precariato, di difesa dei più deboli, di aggiustare l’ascensore sociale che è rotto, di equilibrare tante diseguaglianze, di garantire accoglienza per avere futuro. La dottrina sociale della Chiesa con la sua difesa della vita della persona, dall’inizio è una riserva straordinaria di valori per tutti. La pandemia, con il suo strascico terribile di sofferenze e fragilità e di persone che rischiamo di lasciare indietro, ci offre oggi una spinta in più per costruire il nostro futuro comune. Perché lo siamo e lo possiamo essere "Fratelli Tutti".