Bologna, 18 luglio 2023 – Sono passati tre anni e mezzo da quando l’autorità egiziana lo fermò all’aeroporto del Cairo, trasferendolo alcune settimane dopo nel carcere di Mansura. Tre anni e mezzo di lotta e speranza, quella che Patrick Zaki non ha mai abbandonato. Oggi, la sua storia avrà una fine. A Mansura, infatti, si tiene l’undicesima udienza del processo a suo carico, che lo vede imputato per diffusione di notizie false, e per il quale rischia, in caso di mancata assoluzione, altri cinque anni di carcere.
Il riferimento è al contenuto di un articolo da lui scritto nel 2019 riguardante alcuni attentati dell’Isis e due casi di presunte discriminazioni di copti, i suoi correligionari cristiani d’Egitto.
Una vicenda giudiziaria che ha visto numerosi rinvii ma che adesso, come già sottolineato dal neo dottore in studi di genere (Patrick si è laureato nelle scorse settimane all’Alma Mater con una tesi, discussa da remoto, in public engagement, media e giornalismo ottenendo il punteggio di 110 con lode, ndr) al termine della precedente udienza del 9 maggio, il giudice monocratico della Corte della Sicurezza dello Stato ha ormai ricevuto tutte le carte della difesa e, almeno in teoria, non ha più motivi per rinviare il pronunciamento della sentenza, inappellabile. In passato, però, i tre giudici che dal settembre 2021 si sono avvicendati alla guida del processo hanno comunque spesso smentito le previsioni della vigilia.
La storia giudiziaria di Patrick Zaki è iniziata il 7 febbraio del 2020 con l’arresto all’aeroporto del Cairo e la successiva detenzione nel carcere di Mansura, all’interno del quale passerà quasi due anni. Poi la scarcerazione, arrivata a dicembre 2021. Un momento che lo stesso studente egiziano ricorda come qualcosa di irreale: "Quando alla stazione di polizia mi dissero che sarei stato rilasciato, ero terrorizzato, perché in questi casi non si ha mai la certezza di essere davvero libero". Da quel momento, Patrick Zaki, sebbene fosse un uomo libero, non ha mai avuto la possibilità di lasciare l’Egitto.
Nonostante questo, rimane vivo il sogno di tornare in Italia, nella sua amata Bologna, dove da anni vanno avanti manifestazioni in sostegno della sua libertà e dove ad aspettarlo, oltre al grande abbraccio della città, ci sarà quello ancor più stretto dei suoi colleghi universitari e della sua professoressa, Rita Monticelli. Un sogno che oggi, ci auguriamo tutti, possa davvero diventare realtà.
c. c.