"Non aver paura di lasciar morire il tuo corpo", scriveva David Cronenberg per uno dei suoi film diventati cult, ’Videodrome’. Ma forse il corpo, per come lo intendiamo, è già morto. Gli influencer, per esempio, negano di commercializzarlo, e per il professore e premio Strega Walter Siti hanno ragione. Quello non è il loro corpo, ma il risultato di una complessa trattativa fra cultura, biologia e innovazione tecnologica. Oggi alle 18,30 lo scrittore presenta il nuovo libro ’C’era una volta il corpo’ al Das, in via del Porto, nell’ambito del Gender Bender Festival.
Professore, cosa significa essere consapevoli del proprio corpo?
"Ho sempre pensato volesse dire considerare il corpo e la mente un’unica unità, indistinguibile. Adesso ho l’impressione che voglia dire cercare di rendere il proprio corpo simile a un ideale che viene dall’esterno".
Per esempio?
"Aggiustare il proprio corpo attraverso photoshop, una cura estrema dell’immagine, adeguarlo a quello che i social ci dicono essere opportuno. Si comincia a considerare il corpo come qualcosa di estraneo, come se si usasse la terza persona per parlare del corpo".
Se è estraneo il nostro corpo, come percepiamo quello degli altri?
"Paradossalmente certe volte si ha l’impressione che quello degli altri sia più vicino a un’autenticità. Ad alcuni dei corpi altrui ci può legare il desiderio, che è una cosa abbastanza autentica finora, difficile da simulare e che si oppone al narcisismo, cioè il desiderio del proprio stesso corpo".
Quando è nata in lei l’esigenza di affrontare questo tema?
"È nata da una pulsione privata molto profonda. Dalla sensazione che i corpi che io ho sempre desiderato, sono invece perfettamente simulabili dall’Intelligenza artificiale. Mi sono chiesto se forse, fin dall’inizio, io non abbia desiderato dei corpi artificiali senza rendermene conto".
Siamo arrivati, scrive, al "corpo nell’epoca della sua riproducibità tecnica"...
"Esattamente quello".
Dunque che cos’è oggi il corpo umano?
"Questo è il problema vero. È sempre più sostituibile da pezzi di ricambio. Si comincia a non sopportare più né la malattia, né la vecchiaia, né la morte. Si cerca di restare giovani, possibilmente per sempre. Le signore dicono che i 50 sono i nuovi 30, che i 60 sono i nuovi 40, che i 70 sono i nuovi 50, eccetera".
Dove arriveremo?
"Chissà. I 110 saranno i nuovi 90. Poi c’è la malattia. Si cerca di nasconderla il più possibile con il progresso della medicina. Vogliamo evitarla cambiando parti del corpo con pezzi artificiali: sono tantissimi gli organi che possono essere sostituiti. Si sta cercando di creare un ’super-corpo’ tramite la realtà aumentata".