La carica dei fuorisede. Dopo anni di richieste, per la prima volta, chi studia in una regione diversa da quella di residenza (da almeno tre mesi) potrà votare nel proprio Comune di domicilio. L’appuntamento è quello delle elezioni Europee dell’8 e del 9 giugno. Un passo in avanti per i circa 50mila fuorisede di Bologna.
IL PROVVEDIMENTO
A fine marzo, con un emendamento al ‘decreto elezioni’, è stata introdotta la possibilità del voto fuori sede, a patto che si studi in un’altra regione. Chi va all’università nella stessa dove risiede, infatti, dovrà tornare a casa per votare.
LE MODALITÀ
C’è tempo fino a domani per presentare istanza al proprio Comune di residenza. Basta utilizzare il modulo sul sito del ministero dell’Interno e presentare la copia di un documento d’identità, della tessera elettorale e di un certificato d’iscrizione alla propria università o istituto di formazione. In questo modo, entro martedì 4 giugno, il Comune di domicilio temporaneo – o il capoluogo di regione nel caso di una circoscrizione diversa – consegnerà al fuorisede un attestato di ammissione al voto, dove sarà indicato il numero e l’indirizzo della sezione dove recarsi. L’attestato dovrà essere esibito al seggio per poter essere ammessi.
LA CITTÀ SI MUOVE
Bologna, terza città per numero di fuorisede in Italia, si prepara così alla tornata elettorale. Palazzo d’Accursio ha indicato le modalità con cui, chi ha la residenza a Bologna e studia fuori regione, può presentare istanza per votare nel luogo di domicilio: è possibile farlo online (comune.bologna.it/servizi-informazioni/voto-fuori-sede ) o portando il modulo all’Urp di piazza Maggiore e all’ufficio Servizi demografici del Comune. Coalizione civica ha invece attivato uno sportello ad hoc per facilitare le procedure ai fuorisede. Infine Azione Universitaria, costola giovanile di Fratelli d’Italia, ha avviato una campagna di volantinaggio per informare gli studenti. E ricorda: “Questa è una grande vittoria del governo Meloni. In tanti ne hanno parlato per anni, ma nessuno ha mai portato a casa il risultato. E, nonostante questo, non sono mancate le critiche".
LE CRITICHE
Gli appunti al nuovo provvedimento, in effetti, non sono mancati. Innanzitutto c’è chi ricorda i problemi per chi studia nella stessa regione dove risiede, ma anche chi denuncia come non siano stati presi in considerazione i tre milioni di italiani residenti all’estero, che avrebbero potuto votare a distanza come avviene, ad esempio, per le elezioni politiche. C’è poi chi chiama in causa i tanti lavoratori, magari giovani e precari, che vivono una condizione simile se non uguale agli studenti e sono stati esclusi. A puntare il dito è anche l’Unione degli universitari: "È un primo risultato, ma bisogna fare molto di più -–dichiara Carlo Nadotti di Udu Bologna –. Il decreto è molto limitante per la questione del voto nei capoluoghi e della complessità della domanda, ma soprattutto perché riguarda solo le elezioni europee e non quelle Comunali e Regionali".