Con l’accusa di tentata estorsione perché avrebbe, secondo l’accusa, provato a ottenere da una persona in modo illecito e con minacce centomila euro, è stato rinviato a giudizio l’ex centrocampista, e ora imprenditore, Davide Bombardini, 48 anni, che nella sua carriera ha giocato, tra l’altro, per il Palermo, la Roma, l’Atalanta, oltre che per il Bologna. L’ex giocatore di Serie A e Serie B è ora difeso dall’avvocato Danilo Buongiorno.
Lo ha deciso ieri il gup di Milano Lorenza Pasquinelli, accogliendo la richiesta di processo formulata dal pm Leonardo Lesti anche per Andrea Beretta, 47 anni, e Claudio Morra, 39 anni, due ultras dell’Inter entrambi difesi dall’avvocato Mirko Perlino. Il processo per i tre imputati inizierà il 13 ottobre davanti all’ottava penale.
Stando all’imputazione, i tre, assieme a una quarta persona rimasta ignota, avrebbero tentato di costringere "con minaccia" la presunta vittima "a consegnare dapprima a Bombardini", poi a Beretta e Morra, "la somma di centomila euro".
Tutto questo, scrive il pm, malgrado il cinquantanovenne presunta vittima del tentativo di estorsione, "non avesse alcun debito nei confronti del Bombardini", dato che aveva "corrisposto" a lui il "saldo relativo all’acquisto delle quote sociali della ‘Milano Procaccini srl’", impresa edile, di cui l’ex trequartista rossoblu deteneva alcune quote societarie.
Il gruppetto composto dai tre e dalla quarta persona non riconosciuta, sempre stando a quanto riporta l’accusa, si sarebbe recato il 28 novembre 2018 in un cantiere a Milano in cui lavorava il cinquantanovenne che ha sporto la denuncia nei loro confronti.
Lì, gli attuali indagati avrebbero usato "toni e modi aggressivi e intimidatori" per richiedere quel "credito del tutto inesistente", dicendogli che se non avesse consegnato i soldi avrebbero "agito di conseguenza".
I due ultras, in particolare, gli avrebbero detto che "erano creditori" dell’ex calciatore e che quindi "da adesso in poi sarebbero stati i suoi creditori e i centomila euro avrebbe dovuto darli a loro".
Non finisce qui: il giorno dopo, infatti, Bombardini avrebbe telefonato per ribadire "la richiesta illecita" dicendo che aveva "tempo fino alla sera per pagare", altrimenti "avrebbe visto cosa sarebbe successo". L’uomo, però, decise di non assecondare le minacce e si rivolse immediatamente alle forze dell’ordine per sporgere la denuncia da cui è appunto scattata l’inchiesta coordinata dalla procura meneghina.