![L'ex direttore del Diana Eros Palmirani con l'insegna del ristorante. A destra Gianni Morandi, Luca Carboni e Fiorello ospiti dello storico locale bolognese L'ex direttore del Diana Eros Palmirani con l'insegna del ristorante. A destra Gianni Morandi, Luca Carboni e Fiorello ospiti dello storico locale bolognese](https://www.ilrestodelcarlino.it/image-service/view/acePublic/alias/contentid/ZmUyZTkzNzYtYWU4NS00/0/l-ex-direttore-del-diana-eros-palmirani-con-l-insegna-del-ristorante-a-destra-gianni-morandi-luca-carboni-e-fiorello-ospiti-dello-storico-locale-bolognese.webp?f=16%3A9&q=1&w=1280)
L'ex direttore del Diana Eros Palmirani con l'insegna del ristorante. A destra Gianni Morandi, Luca Carboni e Fiorello ospiti dello storico locale bolognese
Bologna, 29 gennaio 2025 – Lucio Dalla con Gianni Morandi ma anche Pupi Avati e Alberto Sordi, Sandro Pertini e ancora Luca Cordero di Montezemolo, Michael Schumacher con Jean Todt: ai tavoli del mitico Diana, il ristorante bolognese per antonomasia, si sono seduti veramente tutti: bolognesi doc e chi a Bologna c’è passato anche solo per una conferenza, la presentazione di un film, un dibattito politico o un disco da incidere. Il Diana è un’istituzione cittadina da 110 anni, un pezzo di storia, un angolo di mondo che ne ha viste tante e ne ha conosciuti tanti. La Belle Epoque e le guerre mondiali, le gran soirée e le contestazioni del ’77, il Bologna FC che vince il campionato e quello che va in serie B.
Cantanti, attori, registi e politici tra i clienti
E se Sandro Pertini adorava lo zampone ma beveva solo birra. Federico Fellini, appassionato di tortellini e bollito, amava disegnare sui tovaglioli di stoffa. Alla tavola del Diana hanno mangiato il Re del Belgio e i senza fissa dimora; Gazzoni e Montezemolo; Casini e Spadolini; Indro Montanelli e Giorgio Guazzaloca; Vittorio e Alessandro Gassman, Marcello Mastroianni, Patty Smith, Luca Carboni e chi più ne ha più ne metta, perché basta pescare nella memoria.
Per Lucio Dalla gallina bollita, tagliata di frutta, senza pane e senza vino quando era a dieta. E al Diana, dal 1909 tempio ai grandi classici della tavola emiliana, anche quando decideva di non badare troppo alla linea, Lucio non ordinava mai i tortellini in brodo o le celebri ‘larghissime’ alla Petroniana, a questi preferiva un piatto di tagliatelle, oppure di lasagne verdi al forno, i passatelli, la mortadella e l’immancabile carrello di bolliti.
L’irresistibile ‘charme d'antan’ dello storico locale
Chi passava per via Indipendenza, all’altezza delle garibaldine via Volturno e via Marsala, lo ritrova sempre così: in vetrina una grande mortadella Alcisa e un gagliardetto del Bologna calcio; in un angolo il manifesto con la programmazione settimanale dei cinema, familiare ai bolognesi non più giovanissimi. L’interno, del resto ben visibile dalle ampie vetrine sulla strada, emanava un irresistibile charme d’antan col suo vecchio orologio tondo appeso al soffitto, una divisa bianca per i camerieri elegante, sedie in paglia e acciaio di design industriale e le fotografie con ospiti illustri alle pareti. Nessuno scandalo, nè paparazzi assiepati fuori dalle vetrine. Solo un episodio, turbò la secolare quiete del tempio culinario petroniano il 30 maggio del 1999, e cioè quando Giuseppe Gazzoni Frascara, allora presidente del Bologna venne aggredito mentre cenava da un gruppo di tifosi inferociti armati di kiwi.
Una storia lunga oltre un secolo
Tra i tavoli del ristorante Diana dal 1909 l'insegna tramandava la tradizione della cucina bolognese tra tortellini, pasta all'uovo, lasagne e carrello dei bolliti. E si sprecano le foto d'epoca che raccontano di un tempo in cui, dopo gli inizi da caffè – con bel dehors su strada – al Diana entrò per la prima volta Eros Palmirani, semplice commis di sala nel 1959, poi direttore di sala e proprietario mitico, che accoglieva gli ospiti, consigliandoli sui piatti dello chef, Mauro Fabbri, anche lui presenza irrinunciabile del ristorante (dal 1977). Nel 1985 Palmirani rilevò il locale in società con Ivo Galletti (già fondatore del Salumificio Alcisa), morto all'età di 100 anni il 6 agosto 2020.
Il restyling nell’estate del 2018 e l’addio all’affaccio su via Indipendenza
Nel luglio 2018, il via ai lavori di ristrutturazione dello storico locale: quattro mesi dopo il taglio del nastro di un locale più piccolo, a causa del cambio societario (con Palmirani restò la famiglia Galletti), con affacci solo su via Volturno (su via Indipendenza aprirà poi un negozio di intimo) e la sala ampliata a una parte di cucina. Via a una cinquantina di coperti, ne resteranno ‘solo’ 90. L’atmosfera rimase però invariata: stessi specchi, stessi lampadari, stessi parquet, stesse divise inamidate. Gli arredi infatti sono stati semplicemente smontati, spostati e rimontati. Al posto dello storico chef Mauro Fabbri, andato in pensione, dietro ai fornelli riamase Silvano Librenti (che lo affiancava da 30 anni e che lascerà poi nel febbraio del 2022), coadiuvato da Donato Caputo e Marco Fontana. E come disse Eros Palmirani al Carlino, lui che era lì dal ’59, “il Diana è come il Nettuno, l’amico tornerà, ma con un abito tutto nuovo per continuare a leccarsi i baffi. Dopo 110 anni di storia, cascasse il carrello, il Diana non è bollito”.
L’addio di Palmirani
Entrato da garzone è uscito da direttore dal Diana nel luglio del 2020 cedendo la sua metà di uno dei simboli di Bologna dopo aver servito galantina e spuma di mortadella a tutta la città. Sì insomma un pezzo di storia bolognese finita anche se il prezioso lascito ai posteri rè rimato. Il noto maître del ristorante di via Volturno decise di dire basta per godersi un meritato riposo, a 75 anni d’età, cinque anni fa cedendo la sua metà (era socio al 50%), alla famiglia del cavalier Ivo Galletti, che aveva nel genero Stefano Tedeschi il suo braccio operativo per la gestione del locale. Un pezzo di storia, perché Palmirani aveva messo piede per la prima volta nel 1959, come garzone. Ci tornò nel 1973 come dipendente, poi nel 1985 divenne direttore. Un totale di 61 anni, a servire il celebre antipasto Diana alle più alte cariche dello Stato, da Pertini ad Andreotti, fino ai più grandi figli di Bologna, da Lucio Dalla a Gianni Morandi, passando per Pupi Avati. “Se avessi venduto ogni tortellino che ho servito a un centesimo, ora sarei straricco” diceva sempre sorridendo Palmirani.
Le indiscrezioni sul nuovo passaggio di proprietà
La trattativa c’è, ma la cessione non è ancora ufficiale. Stefano Tedeschi, arrivato a 70 anni, ammette che sta lavorando per vendere lo storico ristorante Diana. “Finché non firmo dal notaio preferisco mantenere il riserbo… in tanti mi hanno fatto proposte. Ora, sì, c’è un trattativa, ma se andrà a buon fine ci vorrà ancora un mese o due per concludere il passaggio di proprietà”, racconta. Il patron del ‘Diana’ preferisce la cautela. E fissa l’orizzonte del nuovo corso entro marzo.