Rientrava a casa. Aveva appoggiato la bici sulla rastrelliera, infilato la chiave nella porta. Ed è stata presa alle spalle. Aggredita e abusata. Ancora una volta nella zona universitaria di Bologna una ragazza ha subito violenza. Ancora una volta nei pressi di via Belle Arti, dove chi vive racconta della presenza costante di bivacchi di gruppi di giovani stranieri molesti, di nottate di risse e giornate di degrado. E ancora una volta, la prima a intervenire, per soccorrere la vittima, è stata un’altra ragazza che si trovava in un bar poco distante e che è corsa verso di lei quando ha sentito le grida disperate di aiuto.
Erano le 21,40. La trentenne stava rincasando in via Bertoloni, quando è stata avvicinata alle spalle dal giovane, un somalo di vent’anni. Che, dopo averle rivolto degli approcci verbali, l’ha cinta alla vita con violenza e ha tentato di baciarla, palpeggiandola poi nelle parti intime. Lei ha urlato e si è divincolata. Lui ha mollato la presa ed è scappato via. Intanto, però, una ventenne che si trovava in via Belle Arti ha sentito le grida e subito dopo ha visto l’uomo in fuga: gli è corsa dietro, lo ha raggiunto, gli ha chiesto cosa avesse fatto. E lui, per liberarsi, l’ha presa a calci. Intanto, in via Belle Arti stava passando una volante del commissariato Due Torri San Francesco: i poliziotti si sono subito fermati e hanno raccolto la testimonianza delle due ragazze, che hanno descritto loro l’aggressore. Così, nel giro di pochi minuti, una pattuglia ha rintracciato l’uomo in piazza Puntoni: quando gli agenti si sono avvicinati ha tentato di opporsi al controllo, in evidente stato di alterazione. È stato bloccato e identificato: senza fissa dimora, irregolare in Italia, fino all’altra sera anche sconosciuto ai database delle forze dell’ordine. Ma non alle vittime, che lo hanno subito riconosciuto. Il ventenne è stato arrestato per violenza sessuale e denunciato per percosse e ricettazione, visto che aveva con sé anche tre cellulari, due di dubbia provenienza, uno, un iPhone 14, sicuramente rubato. Accompagnato alla Dozza, l’aggressore è in attesa della convalida. Qualora non venga disposto il carcere, per lui è probabile che si aprano le porte di un Centro per il rimpatrio, in vista di un’espulsione.
Il grave episodio riaccende l’attenzione su Bologna, sui troppi episodi di violenza sessuale che si ripetono in città, in particolate in quell’intricata ragnatela di strade che formano la zona universitaria. Era fine settembre quando un’altra ragazza, nella stessa via Belle Arti, era stata buttata a terra da due quindicenni tunisini, che avevano tentato di stuprarla. La brutale aggressione era stata bloccata da una passante, Giulia Leone, che li aveva messi in fuga. Grazie alla sua testimonianza e a un lavoro d’indagine serrato, i carabinieri erano riusciti a identificare e arrestare i due minori stranieri non accompagnati, ospiti della struttura di Villa Aldini. Un paio di mesi dopo, agli inizi di novembre, un’altra ragazza era stata stuprata in via dell’Unione, da un venticinquenne gambiano arrestato dalla polizia in flagranza di reato. "Dinamiche terribili che si ripetono sempre più spesso – commenta la consigliera del gruppo misto Francesca Scarano – e che quasi sempre avvengono per mano di irregolari con precedenti. La citadinanza non può abituarsi a una situazione che mina la vita di tutti". "Il sindaco torni a occuparsi di Bologna – dice Matteo Di Benedetto della Lega –. Comprendiamo che ci siano tematiche di carattere nazionale che gli interessano di più, ma la sicurezza deve tornare al centro dell’agenda politica bolognese".