NICOLETTA TEMPERA
Cronaca

Violentata nello stabile occupato a Bologna: nel mirino il marito e il suo amico

Indagini a tappeto dei carabinieri. Accertamenti sul secondo uomo, gravitante anche lui nel ‘Condominio sociale’

I carabinieri stanno indagando a seguito della denuncia sporta da una trentenne per violenza sessuale

I carabinieri stanno indagando a seguito della denuncia sporta da una trentenne per violenza sessuale

Bologna, 29 giugno 2024 – Un’indagine delicata, quella sulla violenza sessuale denunciata da un’inquilina dello stabile occupato di via Carracci. E complicata dalla fragilità della vittima e dal contesto, ostile, in cui i carabinieri stanno lavorando. Al centro degli accertamenti dei militari in questo momento ci sono il marito della vittima, una trentenne tunisina, e l’amico che l’avrebbe inseguita tra le stanze dell’immobile e stuprata dopo di lui. Quest’ultimo sarebbe un uomo d’origine nordafricana, da poco trasferitosi a Bologna e gravitante come la coppia nel ‘Condominio sociale’ abusivo. Su entrambi sono in corso le indagini dei carabinieri della compagnia Bologna Centro, coordinate dal pm Giampiero Nascimbeni, nel fascicolo aperto per violenza sessuale aggravata. Militari che hanno raccolto nell’immediatezza la denuncia della giovane mamma, che viveva nell’occupazione assieme anche ai due figli piccoli. Lei e i bambini, adesso, sono stati presi in carico dal Pris del Comune, mentre il marito - anche lui tunisino, di 20 anni più grande della donna - si troverebbe ancora tra gli inquilini di via Carracci.

La notizia della vicenda ha ovviamente suscitato reazioni politiche, con il capogruppo della Lega in Comune Matteo Di Benedetto che, dopo aver espresso "totale solidarietà" alla trentenne, parlando di "episodi indegni di un paese che vuole dirsi civile", torna a chiedere di procedere "allo sgombero immediato dell’immobile occupato abusivamente. Dal primo giorno abbiamo chiesto che fosse liberato, proprio perché dove vi sono occupazioni abusive regna l’illegalità e episodi come questi possono avvenire senza controllo. Ora il grave fatto è accaduto: ci sono chiare e responsabilità politiche di cui qualcuno dovrà rispondere. Deve essere chiaro a tutti che dove si permettono le occupazioni, questi fatti possono accadere, come è successo in questo caso. Non liberarli significa accettare questa possibilità: per questo noi siamo e saremo sempre contrari. Ora si proceda subito con lo sgombero".

Questo, mentre negli ultimi giorni i residenti della zona hanno inviato più segnalazioni alle forze dell’ordine, confluite in esposti che denunciano una ‘convivenza impossibile’ con gli occupanti. Non solo (e non tanto) la ventina di famiglie con bambini alloggiata stabilmente nelle tre palazzine Acer dal collettivo Plat, quanto più i soggetti che vi gravitano intorno, "soggetti stranieri sconosciuti alle autorità", come scrive un cittadino che, tra i destinatari della sua segnalazione, ha inserito anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.

Acer, proprietaria del complesso, composto da tre palazzine, occupato a ottobre scorso, aveva a suo tempo presentato denuncia per l’invasione alla Digos. E adesso, con un fascicolo aperto in Procura per invasione di terreni ed edifici, affidato al pm Stefano Dambruoso, il destino del ‘Condominio sociale’ è segnato: la certezza è che gli occupanti non potranno rimanere vita natural durante lì, non solo per il diritto di Acer di tornare in possesso di un suo bene (che era tra l’altro candidato a diventare studentato pubblico), ma anche per i rischi legati alla vetustà dello stabile, alla possibilità di crolli, ai problemi degli impianti, non a norma.

Lo sgombero, prima o poi, arriverà, come è stato già per le storiche occupazioni abitative dell’ex Telecom e di via De Maria, sempre animate dallo stesso collettivo, che prima si chiamava Social Log e, dopo la pandemia, ha cambiato nome in Plat. Ma è chiaro che dovranno essere trovare soluzioni, quantomeno transitorie, per le famiglie o le mamme con i minori. E non saranno immediate.