LETIZIA GAMBERINI
Cronaca

Vinitaly 2019, un sorso di Bologna

Al via oggi la manifestazione di Verona. Ecco produttori e vini in vetrina

Il Vinitaly è il più importante appuntamento dell’anno per la promozione dei nostri vini

Bologna, 7 aprile 2019 – Si parte. Anche Bologna, con la sua provincia variegata – dai Colli Bolognesi ai confini che sfumano nella Romagna di Imola – torna al Vinitaly da oggi a mercoledì. E lo fa con le bollicine del Pignoletto, rossi autoctoni come la Barbera, fino alle mille sfumature dell’Albana che iniziano lungo la via Emilia, con un’attenzione sempre maggiore al bio e ai rifermentati in bottiglia mentre, accanto alle aziende storiche, aumentano i giovani attenti alle nuove tendenze. Strizzando l’occhio al turismo esploso sotto le Torri. Giusto un esempio: il miglior giovane vignaiolo 2019 secondo la guida Slow Wine è il bolognese Alessandro Fedrizzi.

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Molte delle aziende a Verona troveranno casa nel padiglione 1 con la regia dell’Enoteca Regionale Emilia Romagna, quest’anno focalizzato sul turismo del vino: sono una decina, fra cantine e i due Consorzi Pignoletto Emilia Romagna e il Consorzio Vini dei Colli Bolognesi. Le due realtà dall’anno scorso sono unite in un percorso di degustazione con 120 etichette che parte dalla Doc Pignoletto (prodotto da Modena a Faenza), per arrivare alla Colli Bolognesi Pignoletto Docg. Tappe di questo viaggio sono il Bologna Bianco, il Bologna Rosso e la Barbera (i vini della Doc Colli Bolognesi). Restando nella zona della Docg, sono circa una quarantina i produttori che saranno raccontati dalle loro etichette in degustazione. «Ci sarà un percorso di assaggi – spiega il presidente dei due consorzi Francesco Cavazza Isolani –, l’anno scorso l’idea ha funzionato. L’approccio è un po’ diverso, rispetto al classico stand con il produttore». Nel Consorzio ci sono un centinaio di soci (una quarantina i produttori che vendono il vino imbottigliato) e i numeri raccontano di 20mila quintali di bacca bianca da Pignoletto Docg e 10mila a bacca rossa (il Consorzio Pignoletto Emilia Romagna, da parte sua, è cresciuto del 15% con 14 milioni di bottiglie prodotte nel 2018).

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«Sui colli Bolognesi i numeri sono più o meno stabili – prosegue Cavazza Isolani – ma, in un anno non facile dal punto di vista dei prezzi, noi stiamo andando bene. Il 2018 è stato positivo dal punto di vista della qualità e della produttività, soprattutto dopo le perdite del 30% del 2017. A livello locale, ormai ci si è affezionati al Pignoletto e nei ristoranti bolognesi si trova molto di più rispetto agli anni passati. Inoltre, i turisti sono sempre più attratti anche dalla Food Valley: può essere un aiuto per arrivare all’esportazione». Da questo punto di vista, «da qualche anno stiamo lavorando con il Pignoletto Doc sull’estero: siamo appena stati al ProWein e abbiamo in programma wine testing a Londra. Il Pignoletto fa i numeri più grandi, anche perché nel mondo c’è questa passione per la bollicina, ma anche nei rossi abbiamo eccellenze: la Barbera è una nicchia di qualità in un momento in cui si cercano vini autoctoni».

Guardando all’annata che verrà, invece, le vigne sono già sorvegliate speciali, con la siccità che preoccupa i produttori. «Danni ancora non ci sono – conclude il presidente –, ma il problema è serio perché mancano le riserve idriche. La situazione ora è allarmante, ma sono solo i primi di aprile e la stagione potrebbe ancora andare bene».