Bologna, 26 gennaio 2021 - Hanno sfilato uno dopo l’altro davanti al giudice per le indagini preliminari Letizio Magliaro, in un’aula al piano terra della nuva sede del tribunale, all’ex Maternità di via d’Azeglio. Gianluca Campioni, 47 anni, con il suo avvocato Gemma Gasponi; Paolo Carlo Prosapio, 71 anni, con l’avvocato Giovanni Voltarella; e poi i due albanesi di 38 anni rappresentati dagli avvocati Alessandro Cristofori (per D. M.) e Francesca Benati (per A. H.). Interrogatori di garanzia per tutti loro, i destinatari della seconda tranche di misure cautelari disposte nell’ambito dell’inchiesta cosiddetta di ’Villa Inferno’, coordinata dal sostituto procuratore Stefano Dambruoso. Campioni e Prosapio sono ai domiciliari, gli altri due indagati hanno invece il divieto di dimora in città (ovviamente revocato per il tempo strettamente necessario a presentarsi all’interrogatorio, ieri mattina). In carcere c’è solo Gianni Marseglia, 56enne difeso dall’avvocato Matteo Murgo; a lui è toccato la settimana scorsa presentarsi davanti al gip, ma si è avvalso della facoltà di non rispondere.
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Medesima scelta di Prosapio e di uno dei due trentottenni, entrambi indagati di spaccio; hanno invece scelto di rispondere alle domande del giudice A. H. e Gianluca Campioni. Il primo accusato di spaccio. Il secondo, oltre che di essere il "fornitore abituale" della cocaina ai festini nella villa di Pianoro, anche di induzione alla prostituzione minorile e produzione di materiale pedopornografico, in base a un video che lo ritrae in atteggiamenti intimi con la vittima, allora minorenne, dalla cui denuncia partì l’indagine.
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«Il mio assistito ha risposto tranquillamente a tutte le domande del giudice", anzi, "ha parlato anche di più". Del resto, chiarisce Campioni tramite il proprio avvocato – per lui vige infatti il divieto di parlare a terze persone esclusi i suoi conviventi e appunto il proprio difensore – "è inutile nascondersi. Ho ammesso alcune circostanze, quello che è fatto è fatto e me ne assumo la responsabilità. Mi auguro che il mio caso venga trattato con obiettività". Una cosa Campioni e l’avvocato Gasponi tengono a sottolineare: "Campioni ha tenuto a precisare che non era nelle condizioni di poter conoscere la minore età ragazza. Nessuno con cui lui avesse confidenza lo sapeva, nell’ambiente di quelle feste. Nessuno anzi lo immaginava neppure, solo mesi dopo i fatti contestati si è scoperto che la ragazza non aveva ancora raggiunto la maggiore età".
La difesa ha presentato anche la richiesta di autorizzazione al lavoro per l’indagato, che gestisce in proprio un’impresa di trasporti su gomma e una di santificazione. Riguardo a quest’ultima, inoltre, nel fascicolo gli è constestata pure una tentata truffa ai danni di un ristorante asiatico, cui avrebbe cercato di proporre i propri servizi millantando, assieme ad altri presunti complici, un caso di Covid all’interno del locale. "Si tratta di un fraintendimento dei contenuti della telefonata intercettata – è ancora la difesa –. Anche perché il servizio di sanificazione era stato proposto in via del tutto gratuita: chiariremo tutto al pm, dato che questa accusa non era legata alla misura cautelare". A.H., il presunto pusher detto ’Venerdì sera’, ha risposto alle domande del giudice, ma per il momento né lui né il suo avvocato Benati hanno voluto rendere dichiarazioni in merito.