Bologna, 2 gennaio 2025 – Dopo il Natale trascorso a casa, con il braccialetto elettronico, arriva il contrordine per Giampiero Gualandi: il tribunale del Riesame di Bologna ha accolto il ricorso della Procura e ha disposto nuovamente il carcere per lui. Il 63enne, ex comandante della polizia locale di Anzola Emilia, è accusato dell’omicidio volontario aggravato della collega Sofia Stefani, 33 anni, con cui aveva una relazione, uccisa il 16 maggio 2024 da un colpo partito dalla pistola di ordinanza di Gualandi nell’ufficio dell’uomo, al comando di Anzola. Gualandi ha sempre sostenuto che si è trattato di un incidente, parlando di un colpo esploso per errore durante una colluttazione. Procura e carabinieri sono invece convinti, al termine delle indagini, che si sia trattato di un gesto volontario e hanno chiesto e ottenuto il giudizio immediato che inizierà il 17 febbraio in Corte di assise.
Una misura non esecutiva, la custodia in carcere, in attesa di una pronuncia della Cassazione su ricorso della difesa. "Aspettiamo le motivazioni che, immagino, arriveranno più avanti – il commento dell’avvocato Claudio Benenati, che assiste Gualandi –. Chiaramente non condivido questa decisione, ma ne prendo atto. Faremo sicuramente ricorso in Cassazione". Gualandi di recente era stato scarcerato per decisione del gip Domenico Truppa e aveva avuto gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico: ha quindi passato le feste a casa. Il 27 dicembre scorso c’è stata l’udienza al tribunale del Riesame dove si è discusso il ricorso del pubblico ministero Stefano Dambruoso e, allo scioglimento della riserva, i giudici hanno appunto disposto, ancora una volta, la custodia in carcere.
"Come sta lui? Come può stare una persona che protesta la propria innocenza dal primo giorno e che si trova in custodia cautelare – sottolinea l’avvocato Benenati –. Basta mettersi nei suoi panni e chiunque può capire le sue condizioni. È un dramma, a breve ci sarà il processo e vedremo".