FEDERICA ORLANDI
Cronaca

Vigile spara alla collega. Morta agente di 33 anni. L’uomo: "Pulivo l’arma ed è partito un colpo"

L’ex comandante Giampiero Gualandi, 63 anni, arrestato dai carabinieri. Alla vittima, Sofia Stefani, da poco non era stato rinnovato il contratto. Il delitto al Comando. Gli inquirenti indagano sulla pista sentimentale.

Vigile spara alla collega. Morta agente di 33 anni. L’uomo: "Pulivo l’arma ed è partito un colpo"

Vigile spara alla collega. Morta agente di 33 anni. L’uomo: "Pulivo l’arma ed è partito un colpo"

Il rumore di uno sparo ha squarciato la quiete del pomeriggio un po’ piovoso. Chi in quel momento si trovava nella piazza Giovanni XXIII di Anzola, ha alzato lo sguardo con aria interrogativa verso la sede del comando di polizia locale, che sorge proprio nel cuore del paese, accanto al Comune, alla biblioteca, alla banca. Una passante, racconterà, vede una poliziotta schizzare fuori di corsa, correndo a tutta velocità, con la faccia sconvolta dal terrore. È successo l’irreparabile.

I fatti certi sono questi: un proiettile della pistola d’ordinanza di Giampiero Gualandi, 63 anni, vigile urbano ed ex comandante della polizia locale Terre d’Acqua, ha centrato in pieno volto, allo zigomo subito sotto l’occhio sinistro, Sofia Stefani, 34 anni ancora da compiere, vigilessa a sua volta. Quell’unico colpo ha spezzato in un istante la vita di Sofia, i suoi sogni per una carriera cominciata da pochi anni. La giovane è morta sul colpo, non è stato possibile fare nulla per salvarla.

Ad allertare il 118 sarebbe stato lo stesso Gualandi; sul posto sono poi intervenuti i carabinieri, sia della locale stazione di Anzola e della Compagnia di Borgo Panigale, sia del Nucleo investigativo di Bologna. Gualandi è stato immediatamente arrestato: non ha opposto resistenza. "È stato un incidente, stavo pulendo la mia pistola ed è partito un colpo. Lei era seduta davanti a me e l’ho colpita al viso", la versione da lui resa nell’immediatezza dell’arresto. Quando andiamo in stampa, il suo interrogatorio è in corso, nella caserma dell’Arma a poche centinaia di metri dal luogo dell’omicidio. L’uomo avrebbe deciso di rispondere alle domande del pm Stefano Dambruoso, affiancato dal suo difensore di fiducia.

Quando si è consumata la tragedia, al piano terra del comando di polizia, c’erano altri due agenti in servizio. Sono già stati sentiti dagli inquirenti. Entrambi avrebbero raccontato di avere soltanto udito il rumore dello sparo e che la porta dell’ufficio di Gualandi era chiusa. Quando avevano capito cos’era successo, la povera Sofia era già morta, il suo bel viso ridotto a una maschera di sangue. I colleghi hanno confermato che qualche voce girava nell’ambiente di una relazione più stretta tra la vittima e l’agente, anche se non era chiaro esattamente di quale natura. Perciò non si erano stupiti che la ragazza fosse andato a trovarlo in ufficio, nonostante lei non lavorasse più lì. A lei infatti di recente non era stato rinnovato il contratto – la giovane era di presidio a Sala Bolognese, ma questo Comune e Anzola afferiscono allo stesso comando di polizia locale – e non è da escludersi che frequentasse Gualandi, che ha un ruolo in un sindacato di polizia locale, perché questi la aiutava nel fare ricorso contro quel provvedimento. Tutte voci di corridoio, che ora andranno attentamente filtrate e vagliate dagli investigatori. Un solo episodio, risalente al 2014, potrebbe forse gettare un’ombra sul poliziotto: quando una collega, pure vigilessa, lo querelò per molestie. A quanto si può ricostruire, però, la donna ritirò poi la denuncia e tutto finì lì. Per il momento, non si può neppure escludere un omicidio volontario. Un delitto dal movente per ora ignoto, forse passionale. Nessuna pista può essere accantonata. Gualandi resta in arresto.