"Bologna sembrava un geyser quella sera. Dalla mia abitazione ho visto una scena simile all’esplosione del porto di Beirut del 2020". Questo è il paragone "angosciante e desolante" che fa Federica De Fazio, residente di via Zoccoli, dove a un mese dall’alluvione di ottobre comanda ancora il silenzio e la delusione di chi ha perso tutto dopo il disastro. Arrivando da via Saragozza, il rumore delle auto e delle persone alimenta la giornata, mentre lungo la strada colpita da "uno tsunami d’acqua", non vola una mosca.
"Al nuovo governatore della Regione chiedo di fare quanto non è stato fatto dall’amministrazione comunale. A parole sono tutti bravi, ora è il momento dei fatti", continua De Fazio definendo "una beffa per noi che ormai viviamo nel terrore" l’ordinanza del Comune in cui si dice che "i residenti devono sistemarsi da soli la strada". In questo lato della città "non era mai successo niente – racconta De Fazio tenendo in mano i suoi due cagnolini -. Ora, invece, tutte le aree di Bologna sono a rischio alluvione. Spero che con la nuova amministrazione regionale possa cambiare qualcosa. Io ho votato, poi si vedrà". Nella strada del quartiere Saragozza, tra le più colpite dall’esondazione del Ravone, alcuni lati della strada sono ancora sporchi di fango, in particolare i civici dall’1 al 13 e gli adiacenti 15 e 17. "La cosa migliore da fare sarebbe mettere a posto la copertura, anche se siamo consapevoli che sono cose che perdureranno per tanto tempo", sintetizza Marco Cacozza.
Si aspetta "degli aiuti", invece, la signora Giuliana: "È giusto che sia l’amministrazione a decidere chi ha diritto e chi no a un sostegno economico per ripristinare la via, ma non possiamo essere noi a pagare". Carlo, invece, punta il dritto contro la giunta Lepore: "Sistemi il Ravone una volta per tutte. Noi residenti siamo stanchi di tribolare per colpa loro. Perché se avessero agito prima non sarebbe successo tutto ciò e, dunque, è giusto che siano loro a pagare, non noi cittadini".
D’altro canto, il sentimento che più muove gli abitanti dell’area in cui tante cantine e garage sono stati sommerse è l’auspicio che questo scenario avvilente possa migliorare. La speranza è anche nei cartelli, posti a inizio via attorno a uno degli arbusti, in cui si chiede di "non tagliare l’albero che ha protetto il condominio dall’allagamento", perché "Bologna non è il far west".
È d’accordo Giampiero Guernelli. "La situazione va risolta in tempi brevi. I cittadini di via Zoccoli vivono nel disagio da ormai troppe settimane".
Molte case, "tra cui la mia, sono state allagate, e ancora non va l’ascensore in alcuni luoghi. Occorre ripristinare al meglio l’area per evitare che possa riaccadere un fenomeno simile", continua Guernelli. Vicino via Zoccoli, in via XXI aprile, abita Guernelli: "Rispetto ai residenti di via Zoccoli non ho avuto molta acqua in casa, solo in cantina e all’interno della mia edicola, dove si sono bagnate solo alcune cose". Un cambiamento che, invece, secondo Francesco, non avverrà: "Le promesse sono sempre tante, solo che nessuno è mai pronto ad affrontare questo disagio – racconta - . E per poter agire bisogna conoscere la storia, altrimenti tutto diventa una solita ripetizione di parole". Anche Teresa, "convintamente di sinistra", ha cambiato idea politica dopo essere stata "talmente tanto delusa dai comportamenti di questa amministrazione", a tal punto che "in questa tornata elettorale regionali non sono andata a votare", parla esponendo quanto è avvenuto in via Zoccoli la notte di un mese fa, quando "c’erano le macchine sotto l’acqua".
La residente, tuttavia, non ha subito "grossi allagamenti", come invece è capitato ad altri in via Zoccoli. A tal proposito, Teresa, commenta i lavori del Comune: "Sono stati lenti ma bravi, sono arrivati con le ruspe e sono stati in grado di togliere il fango, divenuto oramai secco".
Giovanni Di Caprio