REDAZIONE BOLOGNA

Via Ferrarese, terra di nessuno. I residenti fra rabbia e paura: "Il delitto è la punta dell’iceberg"

A poca distanza dalla scena del crimine c’è il Tecnopolo, ma il rilancio dell’area stenta a decollare. I cittadini: "Spaccio e furti, di sera abbiamo paura a uscire. Ci sentiamo abbandonati dal Comune".

Via Ferrarese, terra di nessuno. I residenti fra rabbia e paura: "Il delitto è la punta dell’iceberg"

Via Ferrarese, terra di nessuno. I residenti fra rabbia e paura: "Il delitto è la punta dell’iceberg"

Si è consumata a due passi dal Tecnopolo l’aggressione culminata nell’omicidio di Roman Matvieiev. "Lo udivamo spesso gridare o comunque parlare a voce alta in un modo che pareva litigasse – racconta Anna, la dirimpettaia –. Avevamo anche discusso in passato per questo suo essere rumoroso. Capitava che venissero a trovarlo degli sconosciuti, c’era un via vai continuo dal suo appartamento. E ospitava un amico in cantina. Più volte ci eravamo lamentati con l’amministratore di condominio per questo, invano".

Un terribile episodio che rappresenta l’apice del degrado che, quotidianamente, investe questa zona della Bolognina. Che dovrebbe cambiare volto, visti gli ingenti investimenti in innovazione e tecnologia che si stanno attuando. A un chilometro dalla scena del crimine c’è il supercomputer Leonardo, il quarto più potente al mondo. Ma tra spaccio, bivacchi e insicurezza, via Ferrarese soffre e con lei anche i suoi residenti, molti dei quali si sentono "abbandonati dall’amministrazione". "Siamo abituati a questi scenari degradanti – commentano alcuni cittadini –. Non ci sconvolge più nulla. Ma il peggio è che tutto succede alla luce del sole e non c’è niente che si possa fare per fermare la delinquenza".

Delinquenza che prende vita in diverse forme, come raccontano i residenti, dallo spaccio e consumo di stupefacenti a cielo aperto, con protagonisti anche ragazzi giovanissimi, ai furti per strada e agli sbandati che, in Bolognina, trovano il "posto ideale dove trovare riparo – commenta la signora Paola –. In tanti, dopo aver fatto i loro comodi, si nascondono nell’ex Casaralta, e lì dentro c’è un mondo che non conosciamo. Per non parlare dei giardini per i nostri bambini: sporchi e insicuri". Il riferimento è alle tre aree verdi che circondano la casa dell’omicidio: il giardino Barbalonga, il parco della Zucca, dove c’è la sede del Quartiere Navile, e il giardino Guido Rossa, che affaccia su una chiesa e due scuole.

"Sono punti di ritrovo per chi bivacca e passa la giornata a bere – dice il signor Alberto –. Si mettono in gruppo sulle panchine e rimangono lì fino a tarda notte: sentiamo schiamazzi, urla e, ogni tanto, bottiglie che volano per terra. Indisturbati, continuano la loro serata, mentre noi abbiamo timore a uscire di casa".

Insomma, via Ferrarese rimane nell’ombra fra degrado e paura. "Siamo in attesa del cambiamento che dovrebbe arrivare con il Tecnopolo – conclude un gruppo di residenti –. Ma qui anziché migliorare, l’insicurezza cresce. E l’omicidio è solo la punta dell’iceberg".

Mariateresa Mastromarino