Bologna, 17 luglio 2024 – Niente sgombero per gli occupanti del palazzo di via Carracci. Il Comune trasformerà l’edificio, dove il collettivo Plat, nell’ottobre 2023, aveva fatto entrare famiglie migranti alla ricerca di un tetto, in un hub transitorio, e poi lo metterà a bando per ospitare nuclei fragili. Nel frattempo, però, gli occupanti potranno restare. Nel giugno scorso, tra le mura dello stabile (ai civici 61-63-63/2), era stata denunciata la violenza sessuale di una donna trentenne, che viveva lì. Al momento, all’interno ci sono 111 persone, di cui 41 minorenni: tutti a contatto con i servizi sociali.
Lo strumento per attuare il piano è la convenzione tra palazzo D’Accursio e Acer, proprietaria dell’edificio, la quale concede – a titolo non oneroso e per trent’anni – all’amministrazione stessa il palazzo. Tale convenzione sarà siglata in futuro. Con questa operazione, l’amministrazione guidata da Matteo Lepore si smarca ed evita lo sgombero dell’immobile. Un progetto di ’abitare collettivo’ che ha pochi precedenti e che mira a tutelare questi nuclei fragili, ma che ha fatto insorgere l’opposizione di centrodestra, sicura che, così, l’amministrazione ’legittimi’ quella che è, a tutti gli effetti, una consistente occupazione abusiva.
“Abbiamo deciso di non voltarci dall’altra parte”, chiarisce la vicesindaca Emily Clancy, presentando l’operazione. In via Carracci, oggi vivono “tutte famiglie con lavoratori, spesso intermittenti, precari, poveri”, ribadisce l’assessore al Welfare Luca Rizzo Nervo.
Diverse le fasi dell’accordo: prima si svolgeranno i lavori di messa in sicurezza dello stabile con interventi da 200mila euro. In questo frangente, l’immobile da 24 alloggi diventerà un hub di transizione abitativa in cui alcuni dei 36 nuclei familiari presenti e altri bisognosi di alloggio saranno assistiti in un percorso di ricerca di una soluzione autonoma. In questa fase, come si diceva, le famiglie che l’hanno occupato potranno restare all’interno dell’edificio. Il costo totale dell’operazione è di 4,5 milioni di euro: tre li mette il Comune, mentre 1,5 sarà saldato dalle famiglie che parteciperanno all’autorecupero associandosi in cooperative. Nella delibera di giunta si scrive nero su bianco come la mancata volontà di sgombero dello stabile (sul quale ad oggi pende la denuncia fatta a suo tempo da Acer, proprietaria del palazzo) sia dovuta anche a pragmatismo: in caso di allontanamento dei nuclei, oltre alle tensioni sociali, l’amministrazione dovrebbe affrontare i costi dell’alloggio delle famiglie con minori in alberghi o soggetti privati.
Infatti, si legge nell’atto della giunta, “tale situazione determina pertanto uno stato di emergenza abitativa per il quale il Comune, in caso di liberazione forzata dell’immobile, dovrebbe intervenire nell’ambito delle proprie competenze a garanzia dell’incolumità soprattutto dei minori presenti e, in caso di impossibilità di reperimento di soluzioni abitative proprie, il costo delle soluzioni emergenziali è decisamente alto, tale da rendere più vantaggioso per il pubblico interesse la realizzazione di un intervento temporaneo di accoglienza supportato da un servizio sociale di prossimità nello stabile, per il solo periodo strettamente necessario ad individuare alternative alloggiative differenti”.
E allora, questa, secondo Clancy, “diventa un’operazione dall’importante valore sociale e innovativa dal punto di vista amministrativo”, sottolinea. Dopodiché uscirà il bando e al termine della messa in sicurezza, l’immobile sarà destinato a un soggetto incaricato di chiudere i lavori e portare avanti il progetto di abitare collettivo. L’avviso pubblico stabilirà chi andrà a vivere negli alloggi di via Carracci e potranno partecipare sia coloro che hanno occupato l’edificio sia altri che ne hanno bisogno.