Bologna, 22 febbraio 2017 – All'ora in cui Vasco Rossi e la sua segretaria amministrativa Daniela Fregni dicono che firma il patto gratuito di riservatezza, il 10 aprile 2013 fra le 15 e le 15.30, "io ero al pronto soccorso del Maggiore perché la mia compagna si era sentita male. Scoprimmo solo dopo gli esami che il malore era dovuto al fatto che era incinta. Fu una bellissima notizia, la più bella per noi. Uscimmo dall'ospedale dopo alle 16.30". È questo il cuore della deposizione resa oggi in tribunale da Stefano Salvati, l'ex manager della rock star a processo per calunnia e falso perché, secondo la denuncia del Blasco, avrebbe creato un falso patto di riservatezza oneroso, da 200mila euro all'anno per 30 anni.
In realtà il patto secondo Vasco e il suo entourage era gratuito e fu appunto firmato il 10 aprile 2013 verso le 15, prima che Salvati andasse in ospedale. Ma l''ex manager oggi ha spiegato di essere arrivato al pronto soccorso alle 13, una versione confermata dalla compagna e dal padre di lei. Salvati ha ripercorso tutte le fasi del suo rapporto con Vasco spiegando che l'accordo oneroso prevedeva anche la realizzazione di un docufilm sul cantante. Poi però il rapporto si guasto per cause che non sono state spiegate da Salvati proprio per il patto di riservatezza. Per Vasco invece la rottura fu causata dal lavoro scadente di Salvati.
"Vasco per me era un fratello maggiore, il nostro rapporto di amicizia durava da tanti anni. Per questo quando mi telefonò, nell'agosto 2013, per dirmi che non sarei più stato il suo manager fu un fulmine a cielo sereno. Rimasi sbigottito", ha aggiunto Salvati. Prima di Salvati erano stati sentiti altri collaboratori del Komandante. Il processo è stato poi rinviato al 1 marzo.