
La famiglia Canova di Castenaso: "Questa volta siamo andati sotto di due metri. Ormai ci resta solo la disperazione, non riusciamo a vedere il nostro futuro".
C’è una Castenaso prima di sabato, e una dopo sabato. Un’intera parte del territorio, tra cui via Pedagna e la frazione di Fiesso, è quasi irriconoscibile sotto metri di acqua torbida. E proprio qui del passato l’unica traccia paiono essere i pezzi del ponte ciclopedonale di Fiesso, crollato lo scorso settembre, e lasciato lì a galleggiare. Chissà da chi e chissà perché.
"Sono sul bordo del fiume (Idice, ndr) dalle 5 di stamattina, l’allarme sembra rientrato, ma nei prossimi giorni pioverà molto. Abbiamo paura e non vogliamo dover convivere con questa ansia". Queste parole ce le scriveva alle prime ore di venerdì la famiglia Canova, conosciuta tristemente in occasione dell’alluvione del 21 settembre scorso quando in casa le era arrivato un metro d’acqua. Passata la tempesta del secolo del fine settimana è doloroso constatare che quello che i Canova temevano si è verificato e della loro amata casa rimane poco o nulla, neanche l’elettricità per poter guardare i danni e piangere sui beni e i ricordi andati perduti. "Siamo andati sotto di due metri questa volta, è tutto da buttare via. Abbiamo solo la disperazione ormai – hanno dichiarato ieri i Canova –. L’acqua aveva una potenza mai vista. Non c’è più niente lì e non faremo più nulla ora che viene l’inverno. Non sappiamo cosa aspettarci dal futuro. Abbiamo buttato tutto e continueremo a farlo per giorni e giorni. Per fortuna ci sono venuti ad aiutare con gli autospurghi, almeno per liberare le case dall’acqua. La giunta ha promesso che per proteggere questo borghetto creeranno un terrapieno che argini ulteriormente il fiume. Speriamo sia così".
Ad andare sommersi dal limo a Castenaso sono stati anche lo stadio di calcio e il poliambulatorio limitrofo. Monta, intanto, ora dopo ora, la rabbia dei cittadini della Val di Zena, a Pianoro, una delle zone più colpite dall’alluvione di sabato notte. "È in assoluto il cratere di questo evento", ha detto la presidente della Regione Priolo, che ieri ha compiuto un sopralluogo nella zona incontrando il sindaco Vecchiettini e i residenti. Non ha mezzi termini Antonio Francesco Rizzuto che a settembre, oltre alla casa, aveva dovuto dire addio anche ai suoi animali da compagnia, morti travolti dall’acqua: "Purtroppo la Val di Zena è stata completamente distrutta. Avrà anche piovuto abbondantemente, ma le concause sono tutte da individuare in ciò che gli enti non hanno fatto da decenni. Torrenti e fiumi sono ormai trasformati in foreste amazzoniche con argini e letti inesistenti. E guai mai se ti permetti, tu, essere umano, di andare a toccare anche un sasso all’interno degli stessi. Ma, questa volta, qualcuno dovrà pagare". E la realtà che si para davanti agli occhi, vagando in una Val di Zena sfigurata, è innegabile: detriti legnosi che, nelle case, paiono carta da parati e fusti di legno che sui cartelli stradali, sopravvissuti alla tempesta, sono attorcigliati come girandole al vento.