Il giorno più lungo dei 22 anni trascorsi alla polizia ferroviaria è ancora bene impresso nella memoria di Alberto Rollo, 50 anni, sovrintendente oggi in servizio al Commissariato di San Giovanni in Persiceto.
Dove si trovava quando avvenne l’incidente? "Stavo al settore operativo della polfer di Bologna e mi stavo cambiando per prendere servizio: avevo il turno 13-19 ed ero arrivato in auto in mezzo alla nebbia. ll capoturno disse che c’era stato un deragliamento a Crevalcore e mandò me assieme ad altri due colleghi, perché abitavo poco lontano e quindi conoscevo bene la zona".
Cosa trovò sul posto? "Al nostro arrivo vedemmo le prime carrozze ferme sui binari e ci dicemmo tra noi: ‘ma qui non c’è stato nessun deragliamento’. Proseguendo a piedi lungo le rotaie in mezzo alla nebbia giungemmo alla casa vicino al passaggio a livello e davanti a noi trovammo le carrozze impennate e accartocciate, così scoprimmo di trovarci di fronte a una strage. La signora della casa ci disse: ‘Ho sentito un boato come un terremoto’. Ma in quel momento regnava un silenzio tombale, l’unico suono era quello delle sirene in lontananza, vidi un carabiniere in piedi solo, nella nebbia, come materializzato dal nulla, e quell’immagine ce l’ho ancora davanti".
Poi cosa avvenne? "Mi mandarono alla stazione di San Felice dove c’era il quadro che dirigeva il traffico ferroviario della zona. Al mio arrivo il dirigente di movimento mi chiese subito: ‘Che cosa è successo?’. Nella sala operativa tutti avevano le mani tra i capelli ed erano sotto choc".
Come terminò la giornata? "Tornati sul luogo dell’incidente raccogliemmo zaini e altri effetti personali rimasti sul posto e li portammo a Bologna. C’erano documenti, quaderni, occhiali e altro. Ma soprattutto c’erano i telefoni, che continuavano a squillare nei nostri uffici per persone che non c’erano più".
e. b.