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Vaccino Covid e variante Omicron, lo studio Unibo: "Efficacia alta"

L'esperto: "Chi ha ricevuto due o tre dosi ha un rischio di ospedalizzazione o decesso tra l’80% e il 90% minore rispetto a chi non è vaccinato"

La variante Omicron

Bologna, 29 aprile 2022 - I vaccini anti Covid-19 mantengono un'elevata capacità di protezione contro le forme più gravi della malattia e contro la variante Omicron, anche a sei mesi di distanza dall'ultima somministrazione. Una buona notizia in un momento in cui si sta progressivamente allentando l'obbligo di mascherine al chiuso. Lo rivela per la prima volta uno studio pubblicato sulla rivista Vaccines e coordinato da Lamberto Manzoli, medico epidemiologo e professore del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Università di Bologna.

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La ricerca – che ha coinvolto anche studiosi dell’Università di Ferrara e dell’ASL di Pescara – ha seguito per oltre un anno l’efficacia dei vaccini contro il coronavirus sull’intera popolazione dell’Abruzzo. I dati raccolti hanno permesso di analizzare diversi aspetti, tra cui le differenze tra vaccinati con due e tre dosi, la persistenza della protezione a sei mesi dall'ultima dose, la severità e contagiosità della variante Omicron sia tra i vaccinati che nei non vaccinati e le differenze tra popolazione giovane e anziana.

“I risultati che abbiamo ottenuto confermano innanzitutto che chi ha ricevuto due o tre dosi di vaccino ha un rischio di ospedalizzazione o decesso per COVID-19 tra l’80% e il 90% minore rispetto a chi non è vaccinato”, spiega il professor Manzoli. “E abbiamo visto che questa protezione, pur diminuendo, rimane comunque elevata anche contro la variante Omicron, anche a distanza di sei mesi dall’ultima dose”.

Nonostante sia emersa infatti una riduzione del 30% dell’efficacia del vaccino dopo sei mesi dall’ultima somministrazione, anche tra chi ha ricevuto solo due dosi il rischio di conseguenze gravi da COVID-19 resta comunque del 70% minore rispetto ai non vaccinati, sia prima che dopo l’arrivo della variante Omicron.

In generale, è risultata essere modesta invece la protezione del vaccino contro l’infezione da SARS-CoV-2, sia con due che con tre dosi. Un dato che va però valutato considerando che le persone vaccinate avevano meno restrizioni in termini di accesso a luoghi pubblici e privati rispetto ai non vaccinati e quindi una più elevata possibilità di entrare in contatto con il coronavirus.

Infine, guardando alle differenze d’età, l’analisi ha mostrato che con la variante Omicron i rischi di conseguenze gravi per gli under 30 sono molto limitati, anche tra i non vaccinati.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Vaccines con il titolo “Effectiveness of COVID-19 Vaccines in the General Population of an Italian Region before and during the Omicron Wave”. L’indagine è stata coordinata da Lamberto Manzoli; hanno inoltre partecipato Cecilia Acuti Martellucci e Maria Elena Flacco dell’Università di Ferrara, insieme a Graziella Soldato, Giuseppe Di Martino, Roberto Carota e Antonio Caponetti della ASL di Pescara.