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Utilizzo indebito fondi Sindacato Sap risarcito: recuperati 40mila euro

La sentenza in sede civile per due ex dirigenti dopo un iter giudiziario di 13 anni. La difesa: "Tutte le spese furono rendicontate, non c’è condanna penale"

Utilizzo indebito fondi Sindacato Sap risarcito: recuperati 40mila euro

Bologna, 5 settembre 2023 – Dopo un iter giudiziario durato tredici anni si chiude la vicenda che ha visto protagonisti l’ex segretario provinciale bolognese del Sap Gianni Pollastri e l’ex segretario amministrativo Giovanni Trovato (entrambi oggi Fsp). La sentenza d’Appello è dello scorso marzo. I due sindacalisti sono stati condannati in sede civile a risarcire al Sap "somme utilizzate per rimborsi di attività non riconducibili all’azione sindacale, ma ad altre di carattere personale", come spiega l’attuale segretario provinciale del SapTonino Guglielmi, che annuncia che il sindacato "è finalmente rientrato in possesso di 40mila euro".

Nella sentenza dello scorso 7 marzo, i giudici della Seconda Sezione civile della Corte d’Appello bolognese, presieduta da Anna Maria Rossi, avevano in gran parte confermato quanto deciso nel 2019 dai giudici di primo grado, condannando Trovato e Pollastri, difesi dagli avvocati Matteo Nanni e Marco Lisei (quest’ultimo anche senatore di Fratelli d’Italia) a "pagare al Sap, Sezione Provinciale di Bologna, a titolo di risarcimento", le somme, rispettivamente, di 10.622 e di 9.576 euro. Entrambi, poi, erano stati condannati in solido a pagare le spese del secondo grado di giudizio, liquidate in 4.600 euro. In Appello, ai due ex dirigenti del Sap è stato accordato uno ‘sconto’ rispetto alla sentenza di primo grado, con cui Trovato era stato condannato a risarcire 14.105 euro e Pollastri 15.485, ed entrambi, in solido, a pagare al Sap 1.284 euro.

Quest’ultima somma, oggetto di prelievi in contanti, è stata ‘depennata’ dai giudici di secondo grado, non essendo stato "individuato l’autore dell’illecito". Negli elenchi dei rimborsi o addebiti ingiustificati, ricordano i giudici ricostruendo la vicenda, vi sono "spese telefoniche a cadenza regolare e rimborsi residui per i quali non sono state raccolte prove, né dirette né indirette, di una finalità sindacale che li giustifichi". "Il contenzioso, come gli altri, fu avviato con la fuoriuscita da quella sigla contestando la gestione economica di 10 anni di attività – spiegano Pollastri e Trovato –, con bilanci approvati all’unanimità e votati anche da chi ha avviato le cause, con rendicontazioni inviate alla struttura nazionale del sindacato. Non vi è mai stata condanna per appropriazione indebita in sede penale, né è mai stato appurato alcun pagamento per attività che non fossero promosse dal sindacato e previste nei bilanci di previsione. Per questi motivi, i nostri legali hanno provveduto alla formalizzazione del ricorso per Cassazione, certi della nostra innocenza".

“Chi ci conosce sa bene che crediamo nell'attività sindacale come difesa dei colleghi ed è mortificante doversi tutelare da accuse che nulla c'entrano, ma che purtroppo, in più parti d’Italia, sono state formulate a chi ha lasciato il Sap. Altrove per fortuna i nostri colleghi hanno avuto ragione, il Sap ha perso cause ed è stato condannato anche per la temerarietà delle azioni giudiziarie intraprese, con azioni coattive di prelievo delle somme dai loro conti, per importi di alcune centinaia di migliaia di euro".