Lo hanno ribadito dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, fino alla terza carica dello Stato, Roberto Fico, sabato arrivato a Bologna per i 40 dalla strage di Ustica: il segreto sugli atti ancora coperti, deve cadere per arrivare finalmente a una verità definitiva. Sia per il Dc9, sia per l’orrore che avvenne 36 giorni dopo alla stazione di Bologna. "Smettiamola di prenderci in giro rivendicando di essere uno Stato civile, – chiosa Gabriele Bordoni che, con il collega Alessandro Pellegrini, difende Gilberto Cavallini, condannato in primo grado a gennaio per la strage del 2 agosto 1980 – democratico e di diritto, quanto quello Stato, dopo che allora non seppe proteggere i propri cittadini, oggi è ancora disposto a coprirne gli assassini".
L’istanza. La vita di 186 innocenti (81 Ustica, 85 Bologna con oltre 200 feriti) cancellata da quei due eccidi, "ma quelle morti tragiche e senza ragione ancora oggi non sono davvero rispettate, come i diritti di difesa". E proprio i legali dell’ex Nar Cavallini, un paio di giorni fa hanno rinnovato, depositando una nuova istanza, la richiesta di poter visionare tutti gli atti dell’inchiesta della Procura generale, chiusa recentemente, sui mandanti. Tutti, compresi quelli secretati, per i quali il tribunale aveva dato il parere favorevole solo a visionarli ma non a estrarne copia per un successivo utilizzo processuale. "Cavallini – scrivono – è imputato della strage alla stazione e davanti al gup verrà celebrata l’udienza preliminare nei confronti di Paolo Bellini", l’ex di Avanguardia Nazionale imputato di concorso. "Intuitivo l’interesse – continua l’atto – ed altrettanto pacifico il diritto di questa difesa di avere accesso agli atti di quel procedimento connesso", in vista del processo d’appello per chi è stato condannato in primo grado dalla Corte d’Assise all’ergastolo. Ricordando che nella prima istanza "ci sono stati imposti limiti all’esame", quando "il diritto di difesa è meritevole di tutela", i legali fanno riferimento poi all’articolo 111 della Costituzione "che garantisce all’imputato di ottenere ogni mezzo di prova a suo favore".
Il Dc9 e la stazione. Dal 2 agosto a ritroso fino al 27 giugno, ed ecco i legami con Ustica secondo l’avvocato Bordoni. I motivi presto detti: "I tempi ravvicinatissimi degli attentati, – spiega – con il secondo che ha oscurato mediaticamente il primo. I depistaggi orditi dagli apparati dello Stato, accertati in sentenze passate in giudicato. Fino alle sentenze civili su Ustica, tutte concludenti per la tesi del missile sparato da un aereo militare che seguiva, occultato, la scia del Dc9". Poi il terrorista Carlos ’Lo sciacallo’, "che potrebbe aiutarci a capire i rapporti fra i due episodi", ma non lo "si vuole sentire assolutamente", nemmeno quando "si è espressamente offerto di farlo". Due stragi ravvicinate ma, secondo il legale, "mai si sono sviluppate indagini correlate", con gli "armadi segreti" che continuano a restare "chiusi nelle parti essenziali". Quarant’anni dopo, "uno Stato che protegge degli assassini è vergognoso".
Nicola Bianchi