Bologna, 1 marzo 2023 – Roberto Savi, ex poliziotto e uno dei capi della banda della Uno Bianca, è stato sentito, su sua richiesta, dai pm della Procura di Bologna circa un anno fa. È stato ascoltato in videoconferenza dal carcere di Milano e – secondo quanto riferisce l’Ansa –avrebbe fatto dichiarazioni spontanee, riferendo fatti risalenti all'inizio degli anni '70 e attribuendosi alcuni attentati, con piccoli ordigni, che avrebbe commesso a Rimini nell'ambito di un attivismo in movimenti di estrema destra. Episodi senza vittime che avrebbe commesso da solo, ben prima dei fatti della banda per cui è all'ergastolo.
Valter Giovannini, ex procuratore aggiunto di Bologna che da pubblico ministero condusse l'accusa nei processi bolognesi sulla Banda della Uno bianca, ha dichiarato: “Era emerso che Roberto in gioventù aveva frequentato ambienti neo fascisti del riminese. La verità processuale su fatti accaduti successivamente è quella affermata nelle varie sentenze di condanna. Assolutamente nulla emerse circa possibili collegamenti con soggetti diversi da quelli individuati dalla Procure di Rimini e di Bologna”.
De Maria: “Si aprono scenari inquietanti”
La dichiarazione del deputato Pd Andrea De Maria, a proposito delle rivelazioni di Roberto Savi ai pm: “La notizia riportata dall'Ansa relativa a Roberto Savi merita di essere approfondita in tutte le sedi. Se vi fosse stata una sua partecipazione ad azioni terroristiche dell'estrema destra si aprirebbero scenari inquietanti sul significato anche politico delle azioni criminali della Banda della Uno Bianca. Un elemento non nuovo in sede di dibattito pubblico ma che ora emergerebbe in sede giudiziaria”.