Uno sciopero di otto ore, da parte dei dipendenti del comparto terziario del Gruppo Unipol, e un presidio davanti all’ingresso della società a Bologna, in via Stalingrado, dalle 10 alle 13. È quanto hanno proclamato, per la giornata di oggi, la Filcams-Cgil Bologna, la Fisascat Cisl area metropolitana bolognese e la Uiltucs Emilia-Romagna per protestare contro presunte differenze contrattuali presenti all’interno del gruppo con "lavoratori e lavoratrici di Serie B" e la decisione dell’azienda di abolire lo smart working. "Nel gruppo Unipol – osservano i sindacati in una nota – per esempio, tutte le aziende che producono servizi tecnologici o per la mobilità non hanno salario variabile, non hanno indennità connesse alla propria professionalità e un quadro di diritti e opportunità organizzative limitate. Insomma, sono lavoratrici e lavoratori di Serie B".
Per questo, viene argomentato, erano state elaborate "richieste utili a migliorare le condizioni di lavoro e salariale. Ma, dopo mesi di colloqui, di riunioni e trattative l’azienda ha ritirato ogni disponibilità e ha proposto solo di trasformare in accordo i regolamenti ad oggi applicati, senza fare un passo in avanti per ridurre le differenze". Inoltre, proseguono le sigle sindacali, "la nuova beffa è stata la decisione unilaterale dell’azienda di abolire lo smart working e imporre il rientro in sede di parte del personale impiegato nelle aziende del Gruppo Unipol, assunta con atteggiamento autoritario e senza alcuna disponibilità al confronto con le organizzazioni sindacali, è inaccettabile! Risvolto ancora più grave acquista la decisione del Gruppo di effettuare una discriminazione tra dipendenti, decidendo di confermare lo smart working in alcune aziende mentre lo revoca in altre".