di Beatrice Grasselli
BOLOGNA
Un’impronta etica è leggera e gentile nei confronti del mondo che ci circonda. Di peso sono invece i suoi obiettivi. Con i bilanci 2025, per circa 7mila imprese italiane – di cui circa mille in Emilia-Romagna – scatterà l’obbligo di rendicontazione in materia ambientale e sociale, secondo quanto stabilito dalla Direttiva europea sulla responsabilità sociale di impresa, recepita in Italia lo scorso settembre. Di come questo adempimento possa diventare un’occasione per rivedere modelli di business datati e migliorare la competitività, si discuterà lunedì alle 16 a Bologna (hotel I Portici, via dell’Indipendenza 69) nell’incontro ‘Rendicontazione e imprese: tra normativa e strategia’, nell’ambito della 13ª edizione della Settimana dell’investimento sostenibile e responsabile. Ne parliamo con Giuseppina Gualtieri presidente di Impronta etica e amministratore delegato di Tper.
La nuova rendicontazione porterà le imprese a dover affrontare nuove sfide di carattere gestionale e organizzativo. Quanto l’impegno e quali i risultati attesi?
"Si tratta di iniziare un percorso che segue un approccio graduale e che porta le imprese a privilegiare una visione strategica, introducendo nella loro organizzazione anche nuove figure come il responsabile della sostenibilità. Incontri come quello che abbiamo organizzato hanno l’obiettivo di condividere esperienze in tal senso e dimostrare come questi percorsi possano aumentare la competitività delle imprese attraverso scelte di sostenibilità che portano a risultati importanti per la collettività come la riduzione dell’impatto ambientale e delle disparità a livello sociale".
In un tessuto economico come quello emiliano-romagnolo, dove è ampia la presenza della piccola e media impresa, si prevedono difficoltà nell’attuazione di questi obiettivi?
"Il percorso pone come traguardo il 2028, partendo dalle realtà più grandi alle più piccole, con una modalità graduale. Nell’ambito di questo contesto serve dare alle imprese consapevolezza sul valore di un approccio strategico. Ad esempio la rendicontazione riguarda anche le filiere di fornitura, mentre la scelta della sostenibilità può fornire più credibilità a un’impresa su piano finanziario perché è la dimostrazione di avere uno sguardo verso il futuro. Per le piccole imprese sono possibili anche percorsi fatti con supporti esterni".
Quali sono i risultati concreti in termini di sostenibilità raggiunti finora dalle imprese che hanno intrapreso la via della responsabilità sociale e ambientale?
"Assistiamo a risultati diversi a seconda del tipo di azienda. Per quanto riguarda Tper la scelta di un’impronta etica si traduce nell’avere entro il 2030 una flotta a zero emissioni, per molte imprese sono già rendicontabili nei bilanci azioni integrate per la riduzione dell’uso dell’acqua. Va inoltre considerato che le azioni hanno anche un valore nell’ambito della filiera in cui si inserisce l’azienda".
Come sono riscontrabili le azioni svolte?
"Fra gli obiettivi di Impronta Etica risulta proprio quello di rendere rintracciabili e rendicontabili i percorsi e le azioni delle imprese. Fa parte dell’attività anche il confronto sulle azioni svolte, sui risultati, sulle criticità. Ci confrontiamo con le esperienze concrete. Molte grandi imprese hanno invece già adottato la prassi del bilancio di sostenibilità e sono pertanto già pronte per quanto riguarda la direttiva europea".