di Mariateresa Mastromarino
"Chiediamo solo che le istituzioni non ci abbandonino". L’appello a palazzo d’Accursio e a viale Aldo Moro arriva dalla zona dell’Arcoveggio e di Corticella, dove lo scorso 19 ottobre la furia del canale Navile non ha risparmiato nulla. L’esondazione a seguito dell’alluvione ha inondato abitazioni, case e giardini, riempiendo gli spazi con anche due metri d’acqua. Ora, del dissesto, rimangono detriti, fango e macerie, ma soprattutto la "paura che possa piovere di nuovo – dicono alcune famiglie che vivono in via delle Fonti –. Non basta solo svuotare gli spazi, pulire e spalare il fango che ci ha sommersi: qui serve un progetto più ampio". Una richiesta molto attuale, perché l’incubo dell’alluvione non è finito: in prossimità dell’ex centrale idroelettrica, di cui il Carlino si è occupato nei giorni dopo il dissesto, si è creato un grande accumulo di terra e fango, che, in caso di pioggia, farebbe riemergere il Navile. "Dopo che i sommozzatori dei vigili del fuoco, allertati dalla protezione civile, hanno provveduto a rimuovere l’albero che ostruiva, sotto l’arco della struttura, il regolare deflusso del corso d’acqua – inizia Denise Branchini, figlia di Anna Branchini, 85enne che lo scorso ottobre ha perso il suo appartamento al piano terra –, ora ci troviamo di fronte a un’altra problematica".
Una problematica che "ci spaventa" ed è costituita da "una montagna di terreno, che blocca il passaggio del canale – continua Branchini –. A repentaglio c’è la nostra sicurezza e di chi vive nella nostra zona: in caso di una nuova alluvione, potremmo essere di nuovo sommersi". Al lavoro per smantellare la ’collina’ di terra, che ha creato una vera e propria isola di detriti, c’è la Regione. "Con una ruspa e l’attrezzatura di intervento – continua la residente –, la Regione è in campo per rimuovere la montagna che ha iniziato a formarsi già durante l’alluvione di maggio 2023 e dovrebbero concludere nei prossimi dieci giorni". Nel frattempo, "chiederemo al Comune un incontro – annuncia Branchini –, perché abbiamo paura non solo dell’acqua, ma anche di essere dimenticati. Insieme dobbiamo trovare una soluzione". Oltre a questo, nell’appartamento del piano terra si è creato un buco nel pavimento, "quindi verificheremo in questi giorni che non ci siano altri punti deboli incui potrebbe sprofondare il suolo – conclude la residente –. Il nostro è un edificio vincolato dalla Soprintendenza: sarebbe bello garantire la sua conversazione visto che parliamo di un edificio connesso alla storia del territorio, ma qui si sta distruggendo tutto. I miei genitori hanno sacrificato la loro vita per questo posto, ma ora si sta sgretolando tutto".
Per i residenti serve "una programmazione di interventi che tenga in sicurezza il corso d’acqua e che assicuri la pulizia del fondale e del letto del Navile". Intanto, il Comitato Salviamo il canale Navile ha contattato il Quartiere per la richiesta della "convocazione di un tavolo tecnico dove invitare tutti i soggetti coinvolti per analizzare le cause dell’esondazione".