
Sputi e insulti alle forze dell’ordine: cariche per respingere i collettivi in via Guerrazzi. Poi il blitz con la vernice all’ingresso di Palazzo Poggi.
Si temevano scontri e ci sono stati. Per le vie del centro, va in scena, ancora una volta, la protesta contro “l’università del precariato e dei tagli”, guidata dai collettivi, mentre in aula Santa Lucia si celebra l’inaugurazione dell’anno accademico: protesta che porta con sé manganellate contro i manifestanti e sputi e insulti all’indirizzo delle forze dell’ordine. Non solo. La sede del Rettorato, in via Zamboni 33, viene imbrattata con la vernice: le scale, il portone e il muro dell’ingresso di Palazzo Poggi si colorano di grandi macchie rosse. "Voi dell’Unibo avete le mani sporche di sangue – gridano gli attivisti dopo il blitz, mostrando la bandiera palestinese – . Non ci arrenderemo finché la Palestina non sarà libera. Fuori il sionismo dall’università. Intifada fino alla vittoria". Più volte i proPalestina hanno chiesto a Unibo lo stop agli accordi con Israele.
Dopo il concentramento alle 10 al Portico dei Servi, i manifestanti – circa 100 persone, riconducibili ai collettivi antagonisti del Cua, Cambiare Rotta, Assemblea Precaria, Giovani Palestinesi e Luna –, si muovono tra striscioni, cori e slogan (molti contro la ministra Anna Maria Bernini, che partecipa alla cerimonia dell’Alma Mater), maschere, parrucche e coriandoli (“È il Carnevale del precariato“). "Contro tagli, guerra e precarietà, blocchiamo l’università", si legge sullo striscione. Ma in via Guerrazzi ad attenderli trovano le forze dell’ordine schierate. Provano a forzare, tirano coriandoli e spruzzano schiuma, ma vengono respinti: partono cariche di alleggerimento della polizia e qualche manganellata, mentre i manifestanti contro gli agenti usano ombrelli. Dopo alcuni minuti, i manifestanti vengono fatti indietreggiare. Esplode la rabbia. "Avevamo preso accordi per parlare – dicono, gridando il nome del rettore Giovanni Molari – e non ci fate passare. Vergogna. È il sintomo di quello che sta succedendo all’università, sempre più militarizzata. Andiamo a raccontare alla città quello che è successo, andiamo a raccontare le manganellate", poi virano verso piazza Verdi, per terminare con il blitz al Rettorato. Intanto, due manifestanti provano a entrare nell’aula di Santa Lucia con un accredito non valido, avevano contenitori con la vernice: fermati dalla Digos. In piazza anche i lavoratori dell’università, tra loro c’è chi ha perso il lavoro. "Mi hanno detto che non sarebbe stato rinnovato il contratto a tre giorni dalla scadenza – spiega Alberto Mori, che all’Unibo svolgeva servizi di portierato tramite Coopeservice –. Ho 63 anni, cosa posso trovare alla mia età? Ditemi voi". Sugli scontri arrivano reazioni politiche. "Vicinanza e solidarietà" da FdI alle forze dell’ordine "anche oggi bersaglio di violenze ingiustificate da parte soliti professionisti della violenza", le parole di Galeazzo Bignami, capogruppo FdI alla Camera. "La scusa del giorno sarebbe la difesa dell’università – così il senatore Marco Lisei (FdI) –, l’ultimo pretesto per spargere terrore e violenza per le strade". "Ogni pretesto è buono per contestare il governo – dice Giulio Venturi, consigliere comunale Lega – Gli scontri hanno reso ancora più insopportabile una situazione divenuta ormai tristemente la prassi in città. Bene quindi il decreto sicurezza".