Una Bologna metafisica. Nelle fotografie di Paolo Ventura

Paesaggi urbani spogli evocano sorpresa e nostalgia.

Una Bologna metafisica. Nelle fotografie di Paolo Ventura

Paesaggi urbani spogli evocano sorpresa e nostalgia.

Una Bologna metafisica fotografata attraverso le sue architetture e le sue strade spogliate di presenza umana, accoglie da ieri il visitatore nel Foyer del Mambo. Sono i lavori di Paolo Ventura, realizzati su commissione del museo, anche in occasione del Cersaie, e affondano le radici nel precedente progetto Milano per filo e per segno, mostra tenutasi presso la Weinstein Hammons Gallery di Minneapolis nel 2023. In questa occasione il titolo, scritto a matita sul muro, è invece 10+1, curatela di Danilo Montanari, ma alla fine l’artista di foto ne ha allestite solo nove, prediligendo formati grandi che corrono lungo la parete alle spalle della reception e continuano nella seconda sala.

Il suo processo artistico inizia con una fotografia stampata su più pannelli cuciti insieme sui quali Ventura usa la pittura per omettere ed evidenziare le immagini, creando paesaggi urbani spogli che evocano sorpresa e nostalgia. La fascinazione di Ventura, milanese, classe 1968, per le forme architettoniche spogliate dal loro vissuto, presenti negli sfondi delle sue Storie brevi (2016), in questo caso, come già in Milano per filo e per segno e ancor prima in La città infinita (2012), con la cancellazione delle addizioni architettoniche recenti, "travalica l’onirico per soffermarsi sulla dimensione del solido inteso come figura geometrica". I paesaggi urbani rappresentati, ridotti ai minimi termini e privi di pubblico partecipante, perdono sia l’opulenza che la drammaticità, non lanciano segnali o messaggi di alcun genere, ma recuperano semplicemente l’idea del gioco, delle scatole di montaggio, di un luogo dove lo spettatore, a posteriori, può immaginare e figurarsi le sceneggiature che predilige. Fino al 3 novembre la mostra è visibile gratuitamente. b. c.