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Un giardino intitolato a Salvina Astrali, sopravvissuta alla strage di Marzabotto

L’area verde di Pian di Venola dedicata alla donna morta nel giugno 2020 all’eta di 92 anni. La figlia Maria: "Mia madre ha sofferto molto e ha chiesto giustizia, si meritava questo riconoscimento". . .

Un giardino intitolato a Salvina Astrali, sopravvissuta alla strage di Marzabotto

Maria Iubini, seconda da sinistra, alla cerimonia di intitolazione dedicata alla madre

I giardini di Pian di Venola, una frazione nel comune di Marzabotto, sono stati intitolati a Salvina Astrali, una delle poche superstiti delle tante stragi avvenute a Monte Sole tra il 29 settembre 1944 e il 5 ottobre 1944 e che nel loro insieme compongono quello che viene chiamato l’eccidio di Marzabotto. Salvina è deceduta a 92 anni nel giugno del 2020 e ha speso buona parte della sua vita a raccontare quello che aveva vissuto e le sue parole non erano un esercizio fine a se stesso legato al ricordo e alla memoria, ma erano uno stimolo a considerare la guerra come una violenza tragica e ingiustificabile e per questo da evitare sempre.

"Sono contenta per questa intitolazione – racconta la figlia Maria Iubini – perché mia mamma si è meritata questa riconoscimento per quello che ha sofferto, per come ha saputo reagire in quei giorni così difficili e per come negli anni ha sostenuto la causa di chi chiedeva giustizia".

Nata nel 1928 a San Martino, il 29 settembre del 1944 Salvina si salvò dalla strage di Caprara perché la sera prima era andata a recuperare il bestiame a Villa d’Ignano, dove la sua famiglia si era spostata per il periodo estivo. La madre, però, ritenendo che fosse più sicuro, volle tornare nel paese principale con le figlie, dato che i maschi erano stati catturati e deportati in Germania. Quel giorno i soldati tedeschi, in collaborazione con la milizia fascista, ricevettero l’ordine di uccidere le donne e i bambini e lì a Casaglia radunarono tutti i 71 civili presenti nel pian terreno di una casa, e poi dall’esterno iniziarono a tirare delle bombe a mano attraverso le finestre, e chi tentava di salvarsi uscendo dalla porta veniva ucciso dai proiettili delle mitragliatrici. Miracolosamente, si salvarono solo 8 persone e tra queste le sue sorelle Paola e Maria, mentre tre trovarono la morte insieme alla madre. Finita la carneficina una delle superstiti non ci vedeva perché il sangue raggrumato le aveva sigillato gli occhi, mentre era stata anche ferita da una granata, ma stringendo i denti prese sulle spalle l’altra sorella e raggiunsero Salvina, la quale fece fatica a riconoscerle per il loro stato. Dopo anni dalla strage arrivò anche un altro lutto: sposata subito dopo la guerra con Augusto Iubini, la donna nel 1949 perse il marito a causa di una mina antiuomo, sempre a Caprara. Nelle due consultazioni sulla concessione del perdono ai nazisti Salvina votò sempre no e, nel 2006, testimoniò nel processo di La Spezia che si concluse con la condanna di 10 soldati all’ergastolo.

"Accompagnai mia madre – conclude la figlia Maria – e fu un’esperienza molto dura rivivere quei giorni di terrore all’interno di un’aula di tribunale".

L’intitolazione del giardino pubblico è stata voluta dal Comune di Marzabotto in collaborazione con il Comitato regionale per le onoranze ai Caduti di Marzabotto, l’Associazione vittime eccidi nazifascisti nei comuni di Grizzana, Marzabotto e Monzuno ed è avvenuta lunedì, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Alla cerimonia erano presenti anche gli altri due figli, Lucia e Bruno Iubini, oltre a nipoti e pronipoti.

Massimo Selleri