"Siamo qui a ricordare che il 7 ottobre 2023, esattamente un anno fa, Hamas ha perpetrato il più grave eccidio nei confronti del popolo ebraico dalla fine della Shoah. Vogliamo dirlo subito: anche se viviamo in Italia, in Argentina, in Francia, negli Stati Uniti, il popolo ebraico è unito, se non nelle opinioni, nel sentimento e nel senso di appartenenza". A parlare è il presidente della Comunità ebraica di Bologna, Daniele De Paz, nel giorno della commemorazione, alla sinagoga di via Finzi, degli oltre mille civili israeliani morti durante l’attacco di Hamas nel sud del Paese.
Alla cerimonia erano presenti il sindaco Matteo Lepore, il deputato del Pd Andrea De Maria, il viceministro Galeazzo Bignami, il questore Antonio Sbordone, il comandante provinciale dell’Arma Ettore Bramato e diversi esponenti della politica locale. "Per tutti noi – ha detto De Paz – questo è stato un anno di lutto e di dolore, dolore per le 1.204 persone massacrate in un solo giorno nei più crudeli dei modi, un anno in cui pian piano si è disvelato tutto l’orrore di quanto era avvenuto, lasciandoci increduli e feriti. Un anno in cui ogni giorno abbiamo pregato e sperato per la liberazione degli ostaggi, 251 tra giovani che erano andati ad un festival musicale e famiglie che dormivano nei loro letti. Di questi ne sono forse in vita poche decine".
Durante la cerimonia di commemorazione sono state recitate due preghiere, una per lo Stato di Israele e l’altra per ricordare i morti dell’attacco del 7 ottobre scorso. Il presidente della Comunità ebraica bolognese ha poi parlato degli episodi di antisemitismo che, durante questo anno, "si sono moltiplicati". Per questo, "tanti di noi, in Italia e altrove, non solo non si sentono più sicuri, ma si sentono circondati da odio e malanimo, magari proprio dalle persone con le quali hanno da sempre condiviso idee e battaglie civili. La parola ‘sionista’ è diventata sinonimo di colonialismo, nell’ignoranza della storia stessa del sionismo come movimento di autodeterminazione improntato a idee egualitarie e socialiste".
De Paz, in conclusione del suo discorso, ha poi auspicato che le "azioni di guerra possano concludersi presto con la liberazione dei palestinesi, dei libanesi e, perché no, degli iraniani da regimi violenti, integralisti, corrotti, che opprimono il loro stesso popolo, in modo da porre finalmente le basi per una coesistenza pacifica di due popoli, ciascuno nel suo stato indipendente".
red.cro.