Attacca su sanità e ambiente Elena Ugolini, la candidata del centrodestra in Emilia-Romagna (nella foto, in visita a Lugo) che prova ad accendere la campagna elettorale in vista del voto regionale. In questo momento, in Emilia-Romagna, "il malato è un viandante che passa di porta in porta e non ha un punto di riferimento certo a cui rivolgersi per un percorso di cure", ha detto Ugolini a Omnibus su La7. "Dobbiamo ridare fiducia alla medicina territoriale perché con tutte le forze a disposizione un anziano solo sappia chi chiamare e da chi farsi aiutare". Ugolini sferzza poi sul posto alluvione. "Abbiamo una regione – dice – bloccata da anni sulla costruzione di dighe e canali, sulla pulizia dei fiumi e la costruzione di invasi. Per un problema ideologico: gli ambientalisti vanno contro il nostro ambiente quando impediscono la costruzione di strutture che ci possano aiutare a conservare l’acqua nei periodi di abbondanza e gestirli in quelli di siccità".
Poi la candidata civica appoggiata dal centrodestra è stata ospite del Sindacato Nazionale autonomo dei medici italiani-Snami ed è tornata a picconare sulla sanità: "Questo sistema sanitario è stato disegnato per una società che non c’è più e i Cau non sono la soluzione. Ci sono, e non da oggi, molti più anziani, persone sole, malati cronici e psichiatrici, molte povertà diffuse. Al Pronto Soccorso vanno persone che avrebbero potuto essere ascoltate prima, dal medico di famiglia, dall’assistente sociale o dall’infermiere di comunità, questa nuova figura- nota la dirigente scolastica- che mi sembra non ancora operativa nel territorio...".
Insomma, rilancia Ugolini, "dovremmo ripensare al sistema sanitario cercando di capire come un paziente possa contattare qualcuno che si faccia carico del suo bisogno, indicandogli una soluzione. La presa in carico delle domande di prestazioni, cura e diagnosi è fondamentale. Ma tutto questo – non vuol dire scaricare tutto sul medico di famiglia. Dobbiamo invece chiederci in che modo possa essere contattabile il medico di famiglia. Al Pronto soccorso o al Cau, infatti, vanno anche persone che avrebbero avuto bisogno di una semplice rassicurazione, o di sentirsi dire ‘prendi una tachipirina’. Il Cau è una toppa in un sistema che non funziona. Occorre allora rimettere al centro non solo il malato, ma anche l’operatore sanitario. Come può una persona sola dedicarsi a 1.800 pazienti?".