"Nessuno potrà mai restituirci nostra figlia, ma questa sentenza ci soddisfa parzialmente". Il dolore di Daniela e Massimo non è quantificabile. La loro vita si è spezzata nel tardo pomeriggio del 27 agosto scorso, in A14, dove la loro unica figlia, Alessia Grimaldi, è stata tamponata e uccisa da un suv, che non ha visto la 500 della ragazza, ferma in terza corsia per un guasto.
E l’ha centrata in pieno, strappando, a soli 23 anni, Alessia all’affetto dei suoi cari. Ieri, in tribunale, "un po’ di giustizia è stata resa a questa famiglia", spiegano dalla società Studio3A-Valore Spa, che ha seguito in questa tragica vicenda la famiglia Grimaldi. Il conducente della Kia Sportage, F. R., modenese di 74 anni, che quella sera era in auto con la moglie, ha patteggiato davanti al gup Letizio Magliaro un anno e sei mesi, con la sospensione condizionale della pena.
Il settantaquattrenne era stato subito iscritto nel registro degli indagati, nel fascicolo aperto dal pm Giampiero Nascimbeni, per omicidio stradale. Al termine delle indagini preliminari, affidate ai poliziotti della Polstrada, il sostituto procuratore aveva chiesto il rinvio a giudizio, imputando all’uomo di aver causato la morte della giovane per "colpa consistita in negligenza, imprudenza e imperizia (ometteva di prestare attenzione alla circolazione e alla strada) e violazione dell’art. 141 comma 2 del Codice della Strada, omettendo di mantenere le distanze di sicurezza dal veicolo che lo precedeva in modo tale da essere in grado di compiere tutte le manovre necessarie in condizioni di sicurezza, specialmente l’arresto tempestivo del veicolo entro i limiti del proprio campo di visibilità dinanzi ad un ostacolo prevedibile". Puntualizzando come il guidatore non si sarebbe avveduto "per distrazione dell’ostacolo costituito dalla Fiat 500 ferma dinanzi a lui nella terza corsia a causa di un guasto, e non mantenendo la distanza di sicurezza che gli avrebbe consentito di arrestare il proprio mezzo evitando la collisione, la tamponava violentemente senza porre in essere alcuna azione frenante, determinando così, a causa del violento urto, l’immediato decesso di Alessia Grimaldi".
Una tragedia che aveva scosso tutta la comunità di Castel Maggiore, dove la ragazza viveva e dove era conosciuta e amata da tutti. Anche il cantante Cesare Cremonini, di cui la ventitreenne era una grande fan, aveva espresso il suo cordoglio ai genitori di Alessia e a Michele, il suo fidanzato, che era al telefono con lei nel tragico momento dell’impatto.
La famiglia Grimaldi, dopo aver concluso l’iter risarcitorio con il sostegno della Studio3A, non ha potuto, per legge, costituirsi parte civile nel processo. Ma l’avvocato Dario Eugeni, che rappresenta i genitori di Alessia, era presente in tribunale ieri mattina, per comunicare loro, subito, l’esito del processo. Che non restituirà Alessia al loro amore, ma che mette una parola fine a questa insensata tragedia.