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Bologna, storia di speranza. "Avevo un tumore, non ho rinunciato a un figlio"

A Marco Dell’Acqua, testimonial Ail, diagnosticarono un mieloma: "Ho fatto il trapianto che aveva solo 6 mesi, ormai ha quasi 17 anni"

Marco Dell’Acqua ha raccontato la sua esperienza nel libro ’Sono nato dopo mio figlio’

Bologna, 16 giugno 2022 - Ha scommesso con il destino di avere un figlio senza sapere se lo avrebbe visto nascere, perché il mieloma non permetteva di spingere lo sguardo troppo lontano. Ma Marco Dell’Acqua, 56 anni, ha avuto coraggio, Lorenzo oggi ha 17 anni, e per dare speranza a chi sta affrontando una situazione simile alla sua ha scritto un libro, ’Sono nato dopo mio figlio’, pubblicato da Laurana Editore, e lo ha presentato nella Casa dei volontari di Ail, l’Associazione italiana contro le leucemie-linfomi e mieloma.

Quando ha scoperto la malattia?

"Nel 2004, avevo 38 anni e mi ero sposato da poco con il desiderio di mettere al mondo un figlio. Mi sono accorto di una massa in testa, vengo operato e i medici scoprono che ho un cancro del sangue, un mieloma. Allora le percentuali di sopravvivenza erano molto basse, poi sono arrivate cure innovative e le cose sono cambiate. Dopo l’intervento, le cure all’Istituto tumori di Milano".

Un’esperienza difficile?

"Direi terribile. In attesa dell’inizio della chemioterapia, gli specialisti mi danno pochi giorni di tempo per provare a diventare padre, consigliandomi di congelare il seme, come ho fatto. Ma mia moglie è rimasta incinta in modo naturale, anche se in quel momento non lo sapevamo".

Quindi durante la chemio ha avuto la notizia della gravidanza?

"È andata così, ma il rischio era che mio figlio nascesse senza che io potessi conoscerlo".

E invece le cure le hanno permesso di diventare padre.

"Sì, in particolare il trapianto di midollo osseo avvenuto attraverso una donatrice straniera che non conosco: ha donato senza chiedere nulla in cambio. Nel Talmud è scritto che chi salva una vita, salva il mondo intero. Così sono nato una seconda volta".

Ricorda la data?

"Certo. Il trapianto è avvenuto il 18 aprile del 2006, quando Lorenzo aveva sei mesi. Per questo dico che sono nato dopo mio figlio".

Perché ha scritto la sua storia?

"Sono uscito allo scoperto per essere utile a chi sta affrontando il mio stesso percorso, le cure sono lunghe e faticose, si entra e si esce dall’ospedale. E poi volevo raccontare anche il dopo".

E com’è?

"È bellissimo, ci si rende conto che si rinasce e si capisce che cosa conta davvero: fare del bene agli altri perché tanti hanno fatto del bene a me. Ai malati che mi rivolgono delle domande rispondo di avere tenacia e fiducia nei medici e nella ricerca. Sono venuto qui all’Ail perché sono diventato un testimonial dell’associazione e anche in vista del 21, Giornata nazionale della lotta contro le leucemie - linfoma e mieloma. E poi, serve anche la fortuna, perché sono entrato in contatto anche con chi non ce l’ha fatta. Alla fine la vita fa quello che vuole, ma bisogna viverla fino in fondo. Senza eccedere".