FEDERICA ORLANDI
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Cronaca

Bologna, trovati morti dopo mesi. La nipote: Mai abbandonati, gli haters parlano a vanvera

Laura Mingozzi ha denunciato la scomparsa di zia e cugino: "Erano riservati. Era già capitato si negassero al telefono. Abbiamo fatto tutto ciò che potevamo"

Trovati morti dopo mesi a Bologna, nel riquadro la nipote Laura Mingozzi

Trovati morti dopo mesi a Bologna, nel riquadro la nipote Laura Mingozzi

Bologna, 16 luglio 2021 - Laura Mingozzi, con i genitori ultraottantenni, è l’unica parente di Maria Giovanna Pulega e Riccardo Ziveri, trovati morti da mesi nella loro casa al Pilastro, mercoledì. È stata lei a denunciarne la scomparsa ai carabinieri e a cercare più e più volte di contattarli da Natale in poi, invano. "Abbiamo fatto il possibile per loro, per mantenere un rapporto almeno con mio cugino. Non ci è stato concesso. A chi ora commenta ’poverini, sono stati abbandonati’, rispondo che sono stati loro ad abbandonare noi. E il dolore è enorme".

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Si riferisce ai messaggi di ’haters’ che, sul web, hanno biasimato il fatto che i corpi siano stati trovati forse sei o sette mesi dopo la morte? "I commenti feriscono in proporzione alla stima che si ha di chi li esprime, ma a queste persone che nelle ultime ore hanno parlato senza cognizione di causa dico: date giudizi senza avere idea della situazione. Noi abbiamo fatto tutto ciò che ci è stato permesso per stare vicini alla zia e a Riccardo. Ma loro erano adulti, in grado di intendere e di volere: non potevamo imporre loro la nostra presenza. In passato era già successo che li chiamassimo e non ci rispondessero, che citofonassimo e non ci aprissero. Per questo inizialmente non ci siamo preoccupati per il loro silenzio". Quando vi siete insospettiti? "Dopo che, finito il lockdown, abbiamo chiesto notizie ai vicini e al parroco e anche loro ci hanno detto che non li vedevano da un po’. I carabinieri ci hanno consigliato di aspettare a fare la denuncia, per provare a chiarire la situazione. Ma siccome il silenzio continuava l’abbiamo fatta". Loro vi avevano mai manifestato bisogno di aiuto? "Assolutamente no, anzi le nostre offerte si sono sempre scontrate con un muro. E non eravamo nella posizione di fare segnalazioni a strutture o servizi sociali, anche perché loro erano indipendenti e autonomi. No, non abbiamo rimpianti: abbiamo fatto tutto quello che potevamo. Ce lo hanno riconosciuto anche i carabinieri e questo, pur nel dolore, è stato un piccolo sollievo". Chi erano Maria Giovanna e Riccardo? "Lei era maestra, ma non ha mai lavorato perché quando ha ottenuto il posto di ruolo lo ha rifiutato per stare con mio cugino, che era piccolo. Lui invece era un artista, come nostro nonno, maestro d’arte: una eredità di famiglia. Aveva fatto le medie al Conservatorio e poi si era laureato in Arte al Dams, con borse di studio ottenute grazie agli ottimi voti. Nonostante ci fossero tutti i presupposti però non ha mai esercitato la professione. Sfogava talento e passione tinteggiando le pareti di casa e ridecorandola spesso, spostando o modificando i mobili. Infatti era sempre ordinatissima e pulitissima, teneva persino i piatti nella credenza separati uno a uno con la carta... Tutto è rimasto così, perfetto, fino all’ultimo".