GILBERTO DONDI
Cronaca

Trovata morta in casa. Conoscente indagato per omicidio: "Ma è stato un malore"

L’uomo era con Francesca Migliano al momento del decesso "Lei si è sentita male, mi sono spaventato e sono scappato". La 52enne fu trovata 20 giorni dopo, disposta una seconda autopsia.

I rilievi dei carabinieri in via Cartoleria; nel tondo, Francesca Migliano

Bologna, 23 marzo 2024 – Ci sono ancora molti punti oscuri nella morte di Francesca Migliano, 52 anni, trovata senza vita due mesi fa nel suo appartamento nel centro di Bologna. Ma la Procura e i carabinieri vogliono fare piena luce sulla vicenda e, nell’inchiesta aperta per omicidio, ora è arrivata la prima svolta.

C’è un indagato, si tratta di un uomo di cinquant’anni, un conoscente di Francesca, a cui il pm Nicola Scalabrini ha inviato nei giorni scorsi un avviso di garanzia. Dalle indagini è infatti emerso che è stato lui l’ultima persona a vedere viva la 52enne. Anzi, di più: l’uomo era con lei al momento della morte.

L’avrebbe confermato lui stesso agli inquirenti, raccontando che Francesca ha avuto un malore e che lui, spaventato, è fuggito senza lanciare l’allarme. Dunque una morte naturale, secondo l’indagato, non un omicidio. Ma questa versione, ovviamente, è tutta da verificare. Anche perché la prima autopsia, affidata mesi fa dal pm al medico legale Paolo Fais, non ha dato una risposta chiara visto che il corpo quando è stato trovato era in avanzato stato di decomposizione. Non solo: la scena era stata contaminata pesantemente dal piccolo cagnolino di Francesca.

Gli inquirenti al momento non escludono né il delitto né il decesso per un malore.

Proprio per questo il pm Scalabrini ha affidato l’incarico per una seconda autopsia, più approfondita, e ha appunto inviato l’avviso di garanzia al 50enne, difeso dall’avvocato Gabriella Moccia, per dargli la possibilità di nominare un consulente di parte.

Ma facciamo un passo indietro e torniamo al 15 gennaio scorso.

Proprio quel giorno la mamma della donna, insospettita dal fatto che la figlia non rispondeva alle sue chiamate, entra nell’appartamento di via Cartoleria, in pieno centro storico, a due passi dal teatro Duse, e scopre il cadavere della 52enne, in un lago di sangue.

Scatta l’allarme e sul posto arrivano i carabinieri. Quello che appare evidente fin da subito è che la morte risale a molti giorni prima. Almeno una ventina, stando ai successivi accertamenti. Francesca Migliano viveva sola con il suo piccolo terrier, il quale durante quei lunghi giorni chiuso in casa aveva straziato a morsi il corpo della padrona. La scena è talmente compromessa che non si riesce a capire cosa sia accaduto.

Partono le indagini. Francesca in passato aveva lavorato come estetista, più di recente, pur essendo formalmente disoccupata, pare continuasse a ricevere clienti in casa. Si comincia a scavare nella sua vita e si sentono i parenti e i vicini. Si scandagliano anche i contatti sul cellulare della donna. Proprio da lì arriva l’indicazione del conoscente ora indagato per omicidio.Quando viene sentito dal magistrato e dai carabinieri, il cinquantenne dà una versione su cui sono tuttora in corso le verifiche.

"Ero con lei – racconta –, si è sentita male e mi sono spaventato. Perciò sono fuggito senza chiamare i soccorsi". Se così fosse, l’accusa per l’uomo potrebbe alleggerirsi in omissione di soccorso. Ma se l’autopsia dovesse dare un esito diverso, l’inchiesta resterebbe ovviamente per omicidio con tutte le conseguenze del caso.

Anche la sorella della 52enne ha nominato un avvocato, Chiara Rizzo. La famiglia vuole la verità. Francesca Migliano è stata uccisa? Se invece è morta per cause naturali, si poteva salvare chiamando subito i soccorsi?