Il Tribunale di Bologna ha sollevato d’ufficio eccezione di illegittimità costituzionale della disciplina italiana in materia di cittadinanza, nella parte in cui prevede "il riconoscimento della cittadinanza iure sanguinis senza alcun limite temporale". Lo fa sapere il presidente del Tribunale, Pasquale Liccardo. In particolare, il Tribunale ha chiesto alla Corte Costituzionale di valutare se il riconoscimento della cittadinanza per la sola presenza di un avo, quand’anche risalente di molte generazioni, a chi non abbia alcun legame di cultura, di lingua, di tradizioni o non evidenzi alcuna relazione con il territorio italiano, sia compatibile con i principi desumibili dalla Costituzione.
Nel caso di specie si tratta di 12 cittadini brasiliani che chiedono l’accertamento della cittadinanza italiana per la sola presenza di una antenata italiana, fra le decine di loro antenati non italiani, nata nel 1876 e partita da giovane dall’Italia. "Posto che l’ordinamento italiano è uno dei pochissimi al mondo a riconoscere lo ius sanguinis senza prevedere alcun limite - spiega il presidente del Tribunale - e che il nostro Paese presenta all’estero, secondo le stime più accreditate, diverse decine di milioni di discendenti da un antenato italiano, il Tribunale chiede alla Consulta, con plurimi richiami anche alle indicazioni interpretative della Suprema Corte Costituzionale e della Suprema Corte Internazionale di Giustizia, di verificare se tale disciplina si ponga o meno in contrasto con le nozioni di popolo e di cittadinanza come richiamati nella Costituzione, con il principio di ragionevolezza e con gli obblighi internazionali assunti dall’Italia anche nell’ambito dell’Unione europea", conclude Liccardo.
E in effetti la questione oriundi sta creando allarme. Secondo i calcoli più recenti, in via teorica, con la normativa attuale, nel mondo ci sono circa 80 milioni di persone con le carte in regola per chiedere la cittadinanza italiana. Il fatto è che negli ultimi tempi il numero di coloro che lo fa davvero è cresciuto in modo esponenziale. Questo ha mandato in tilt i nostri consolati, che non riescono a ottemperare a tutte le richieste, con relativi ricorsi presso le sedi regionali dei tribunali civili. Ma anche i comuni non ce la fanno a effettuare le ricerche anagrafiche. Nel solo Veneto, le pratiche pendenti sono 19mila.